«Gli aiuti alimentari a Gaza saranno temporaneamente sospesi finché non si troverà un modo più sicuro per erogarli». Lo ha comunicato l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per l’assistenza ai profughi palestinesi, spiegando che si tratta di «una misura precauzionale per mantenere la sicurezza del personale e dei beneficiari degli aiuti» ed evitare il contagio da coronavirus. Parole che non hanno rassicurato centinaia di migliaia di profughi e il resto della popolazione di Gaza dove l’annuncio a inizio settimana dei primi due contagi ha suscitato angoscia e paura.

Martedì il ministero della sanità ha lanciato un appello urgente all’Oms per la fornitura di apparecchiature mediche di fronte alla possibilità di una larga diffusione del coronavirus nella Striscia di Gaza, stretta nel blocco israeliano da 13 anni e dove il sistema sanitario è fragile e non in grado di rispondere ad una emergenza tanto grave. «Chiediamo alla comunità internazionale di darci un supporto immediato, compresi i respiratori e le apparecchiature di terapia intensiva», ha detto il portavoce del ministero della sanità, Ashraf al-Qudra.

A Gaza, ha spiegato al Qudra, sono necessari almeno 150 respiratori contro gli attuali 45. Per ora è in arrivo l’aiuto annuale di 82 milioni di euro all’Unrwa da parte dell’Unione europea che va ad aggiungersi ai 150 milioni di dollari stanziati dal Qatar.

A Gaza non si sono registrati nuovi casi positivi ma le autorità locali hanno effettuato meno di 200 tamponi per la scarsità di kit per i test. Primo decesso di un palestinese dei Territori occupati a causa del coronavirus. Si tratta di una donna 60enne del villaggio di Biddu, in Cisgiordania dove si sono avuti altri due contagi. Sono 62 i casi positivi, in gran parte a Betlemme. (michele giorgio)