«Dopo lunghissimi mesi di attesa, la vertenza de L’Unità rischia di concludersi nel peggiore dei modi possibile: voci allarmanti riferiscono dell’intenzione del gruppo editoriale Veneziani di acquisire la testata senza avvalersi della professionalità dei suoi lavoratori, giornalisti e poligrafici». L’allarme è stato lanciato ieri dal Comitato di redazione del giornale fondato da Antonio Gramsci e dalla Federazione nazionale della stampa.

Un «fatto gravissimo» riferito da «fonti attendibili» ai giornalisti de L’Unità che aspettano il pronunciamento del giudice Luisa De Renzis, del Tribunale fallimentare di Roma, sul piano di liquidazione consegnato il 20 gennaio e contenente l’unica offerta pervenuta in tempo per chiudere in bonis la liquidazione del quotidiano edito dalla Nie fino al 31 luglio scorso.

Dieci milioni di euro per comprare testata e archivio, garantiti da Banca Intesa tramite fidejussione alla cordata composta da Guido Veneziani, editore di riviste come Stop, Vero, Rakam e Miracoli, il gruppo di costruzione lombardo Pessina e la Fondazione Eyu del Pd (socio al 5%). Ma Veneziani, che nell’alleanza con Pessina è il socio di maggioranza (al 60%), e che non ha mai voluto incontrare la redazione dell’Unità, intenderebbe utilizzare almeno nella fase di start up i “suoi” giornalisti. Snaturando, a questo punto, il quotidiano che, come ricorda Bianca Di Giovanni del Cdr, «è stato e dovrà continuare ad essere un giornale di riferimento della sinistra».

«Per noi – si legge nel comunicato della redazione – restano valide le dichiarazioni pubbliche del tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, che a dicembre aveva annunciato un paragrafo aggiuntivo all’offerta Veneziani nel quale si esplicitava l’impegno ad avvalersi prioritariamente dei lavoratori della Nie, oggi in cassa integrazione straordinaria».

In realtà, come in una sorta di Patto del Nazareno minore, nessuno sa di preciso cosa ci sia scritto in quella clausola aggiunta nel contratto di cordata. Malgrado le tante rassicurazioni, infatti, l’impegno richiesto dal Pd ai soci di maggioranza potrebbe non riguardare la fase di avviamento della rinata testata.

Paradossalmente, Veneziani e Pessina potrebbero essere vincolati ad avvalersi dei lavoratori della Nie solo se e quando la nuova Unità si sarà assestata nelle edicole. Difficile, se non impossibile, senza l’attuale redazione. Che ora promette: «Non arretreremo di un passo e difenderemo le nostre ragioni in ogni sede, politica, sindacale e legale».