«Non vogliamo passare dal novantesimo compleanno al funerale nello stesso anno». E il rischio per l’Unità c’è. La vertenza della testata, che almeno da un decennio è segnata da una serie di stati di crisi, con riduzioni del personale consistenti (30 prepensionamenti dal 2005 ad oggi) malgrado gli accordi di solidarietà sottoscritti dalla redazione, ha subito un’accelerazione drammatica a maggio. Mercoledì prossimo, per la quarta volta questo mese, l’Unità non sarà in edicola e lo sciopero delle firme – oggi al decimo giorno – proseguirà almeno fino al 5 giugno, giorno in cui si riunirà, dopo due rinvii, l’assemblea dei soci per decidere le sorti dello storico quotidiano fondato da Antonio Gramsci.

Il Cdr, che ieri ha indetto una conferenza stampa nella sede romana dell’Fnsi per annunciare le nuove iniziative di lotta, teme «decisioni traumatiche, unidirezionali e non concordate», da parte della casa editrice Nie (Nuova iniziativa editoriale) che, «dopo aver fatto scadere anche l’ultimo accordo di solidarietà» e «senza aver mai aperto un tavolo di trattativa con la redazione», sembra ora orientata a scegliere la via della liquidazione. Coatta o concordata, non è dato saperlo. Ma i giornalisti e i poligrafici, che da due mesi sono senza stipendio e da un anno si sono visti tagliare tutti i benefit concordati, denunciano l’«incapacità dell’azienda a gestire la crisi» e una «dismissione sotterranea» a suon di tagli che «impoverisce, oltre che i lavoratori, anche il prodotto». La Nie (il 51% di proprietà di Matteo Fago, fondatore del sito di viaggi Venere.com, e tra gli altri azionisti anche Renato Soru, fondatore di Tiscali ed ex governatore Pd della Sardegna, e la società Soped controllata dall’ex senatrice di Forza Italia, Maria Claudia Ioannucci) «ha tagliato prima le cronache locali di Bologna e Firenze e ora la distribuzione in Sicilia, Sardegna e Calabria», spiega il Cdr. L’unico piano di rilancio che aveva fatto capolino puntava sul web ma «è rimasto sulla carta perché senza finanziamenti».

Ma «se non ci sarà accordo sulle problematiche di gestione del personale, si andrà allo scontro», promette Giovanni Rossi, presidente dell’Fnsi. Mentre Paolo Butturini, segretario di Stampa romana, considera la questione una «vertenza nazionale» da risolvere attraverso «finanziamenti pubblici mirati», a «sostegno del pluralismo» e per la «ripresa del concetto democratico di informazione». Nota Butturini il triste silenzio del Pd, proprio nel giorno in cui l’apertura del giornale è affidata a Matteo Renzi che fa appello al voto utile. «Voglio una posizione ufficiale del partito – si accalora il sindacalista – che deve avere il coraggio di dire che l’Unità si deve salvare». Da domani, forse. Sempre che il salvatore sia stato salvato.