Sono 14.500 i migranti che hanno perso la vita nel Mediterraneo tra il 2014 e il 2017 mentre altre 40 mila persone sono state bloccate mentre tentavano di raggiungere l’Europa e riportate in Libia con la forza. Sono solo alcuni dei risultati drammatici frutto degli accordi che l’Unione europea ha siglato con il paese nordafricano allo scopo di fermare i viaggi della speranza di quanti fuggivano da miseria e persecuzioni. Dati ora rappresentano la sostanza di una denuncia di 242 pagine contro l’Unione europea presentata alla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità da un ex membro dello stesso tribunale, Juan Branco, e dall’avvocato israeliano Omer Shatz.

Nella denuncia sarebbero citati i presidenti del consiglio italiani Matteo Renzi e Paolo Gentiloni e i ministri degli Interni Marco Minniti e Matteo Salvini. Ma il dito è puntato soprattutto contro funzionari di Bruxelles dei quali non si fanno i nomi ma che secondo gli autori della denuncia avrebbero consapevolmente creato «la rotta migratoria più pericolosa del mondo» pur di fermare i migranti. Citati anche documenti interni dell’agenzia europea Frontex che che avrebbe avvertito come abbandonare la missione di salvataggio Mare nostrum avrebbe portato a un «maggior numero di vittime».

«Per arginare i flussi migratori dalla Libia a tutti i costi – è scritto nella denuncia – l’Ue… e al posto di operazioni di salvataggio e sbarco sicure come prevede la legge, l’Ue sta orchestrando una politica d trasferimento forzato nei campi di concentramento, come le strutture di detenzione in Libia dove vengono commessi crimini atroci». Ieri una portavoce della Commissione Ue ha replicato alle accuse ricordando come Bruxelles abbia organizzato quattro operazioni di marittime dopo la conclusione di Mare nostrum. Soddisfazione per la denuncia è stata invece espressa dalle ong Sea Watch e Open Arms.