Quarant’anni fa, l’8 settembre 1981, a Ulassai, una cittadina della provincia di Nuoro in Sardegna, un nastro celeste lungo ventisei chilometri passò “di mano in mano, lanciato da una casa all’altra, annodato e addobbato”, finché dopo un’ora tutte le case apparvero l’una all’altra legate. Con questa azione collettiva, Legarsi ad una montagna, l’artista sarda Maria Lai rese il suo paese natale “autore di un’opera d’arte che, da quel momento, si sarebbe definita comunitaria” (Alessandra Pioselli) – non un monumento ai caduti come da richiesta dell’amministrazione comunale, ma un monumento per i vivi realizzato assieme a donne, uomini e bambini secondo regole condivise e volto a svigorire le reciproche diffidenze e a rafforzare i legami all’interno della comunità. L’UDIPalermo riconosce da anni il valore politico delle scelte dell’artista sarda.

Nel catalogo della mostra “Maria Lai, il filo l’ordito la trama” (realizzata insieme all’Assessorato regionale dei Beni Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione nel capoluogo siciliano, 22 dicembre 2008-10 gennaio 2009), Mariella Pasinati ne sottolinea infatti l’idea di arte come pratica viva e ne coglie negli interventi e nelle installazioni nei territori, a partire dalla performance di Ulassai, non solo il superamento dei “limiti della dimensione solitaria e individuale dell’operare artistico” ma anche la rivoluzione innescata dall’immissione dei corpi, compreso il corpo dell’artista, nei contesti. L’opera d’arte diviene così “luogo dello scambio, strumento di mediazione culturale, sociale e perciò autenticamente ‘politico’, se la politica è lo spazio della relazione”. Le realizzazioni artistiche di Maria Lai continuano ancora oggi a orientarci verso il ritrovamento di un senso comunitario nella memoria storica e collettiva, continuano a interrogarci sul futuro del vivere insieme da sperimentare nel presente. Le sue pratiche e visioni dell’arte mostrano presupposti affini all’agire comune delle donne e degli uomini che ripensano i territori come luoghi della politica di relazione, ne salvaguardano i paesaggi e li tutelano per le nuove generazioni.

Come le/gli abitanti di Ulassai, le donne di UDIPalermo, sensibili alle rivendicazioni delle e dei NoTav, hanno lanciato lo scorso anno un lungo nastro alle Mamme in piazza per la libertà di dissenso, da Palermo a Torino, dalla Sicilia alla Val di Susa, intercettando altre madri reali e simboliche che chiedono la non criminalizzazione di chi lotta contestando lo sfruttamento delle risorse materiali e immateriali nelle comunità che ancora resistono. Oggi UDIPalermo conferma quella scelta, ribadisce la richiesta di liberazione di donne e uomini colpiti da misure repressive per essersi opposti a una trasformazione che stravolge e cancella i legami comunitari in Val di Susa e altrove, e rilancia alle autorità italiane l’appello a riconsiderare la condizione detentiva di Fabiola De Costanzo, così come è avvenuto per Dana Lauriola, comminando misure alternative alla carcerazione. In un contesto socioeconomico pesante e durissimo a causa della pandemia e di mali endemici, nel corso di una crisi che attanaglia molte istituzioni a diversi livelli e distanzia sempre più gli/le esponenti politici dalla gente comune, nonostante le difficili condizioni in cui versano le comunità piccole e grandi all’interno delle quali i legami risultano sempre più sfilacciati, le donne di UDIPalermo continuano a nutrire fiducia e speranza nelle ragazze e nei ragazzi dei movimenti radicati nei territori e colgono nelle loro lotte una ricerca volta a dare un senso nuovo alla politica, a immaginare una visione politica alternativa per il futuro, a sperimentare pratiche politiche fondate su relazioni vive.

 

***UDI PALERMO

Palermo, 8 settembre 2021.