I centri di detenzione della repubblica Ceca per i migranti trovati senza documenti validi sul territorio ceco continuano a essere sotto critica da parte degli attivisti e del Difensore dei diritti civici Anna Sabatova. Nuovamente le critiche arrivano anche dalle Nazioni unite e in particolare è stato l’Alto commissario per i diritti umani, il giordano Zeid Ra’ad Zeid al-Hussein. «Secondo fonti autorevoli, la violazione dei diritti umani dei migranti da parte delle autorità ceche non è casuale né occasionale ma sistematica – ha sottolineato l’Alto commissario – allo scopo di dissuadere i migranti e i rifugiati dall’entrata nel Paese, o dal restare sul territorio nazionale». L’Alto commissario ha anche espresso forti dubbi sulla prassi di rinchiudere nei campi di detenzione praticamente tutti i migranti sans papiers trovati sul suolo ceco.
Vengono così confermate le critiche espresse da mesi dagli attivisti a favore dei diritti dei migranti. La legislazione ceca non comprende finora una casistica per stabilire se consegnare un migrante sans-papiers alla struttura o meno. «Le detenzioni nei Centri sono secondo me illegali e tutto potrebbe essere risolto con una semplice ingiunzione a lasciare il territorio nazionale per chi non vuole chiedere l’asilo in Repubblica Ceca», ribadisce Martin Rozumek, direttore del Contro per il soccorso dei migranti.
Oltre la fondamentale questione di legalità, le condizioni nei campi lasciano molto a desiderare. In primo luogo ai migranti non viene fornito neppure il minimo supporto legale per capire la loro situazione. «Non capiscono i motivi della loro detenzione, la possibile durata o le intenzioni della polizia e non sanno verso quale Paese potrebbero essere espulsi. E soprattutto ignorano se si possono difendere da tutto ciò», sottolinea l’avvocato Jan Prochazka, che visita periodicamente i campi.
La maggior parte delle critiche rispetto alle condizione di detenzione è stata riassunta in un recente rapporto scritto dal Difensoro civico dei diritti Anna Sabatova dopo numerose visite nei campi. «Le condizioni dei bambini detenuti sono oggettivamente peggiori che nelle carceri». La situazione riguarda il più grande Centro ceco, quello di Bela-Jezova, dove vengono spesso detenuti le famiglie con i bambini.
Le condizioni di detenzione descritte dal rapporto corrispondono coni racconti fatti dagli stessi migranti. Una pratica comune è quella dell’appello, per cui i migranti e i loro figli vengono svegliati nel cuore della notte dai dipendenti della security interna o della celere per essere contati. Tra le mancanze segnalate, anche la scarsità di cibo, di vestiario, di igiene e di momenti di svago per i bambini. «Nelle prigioni ceche ognuno ha diritto alle ore d’aria, ai pasti caldi, a una sedia, un armadio e all’accesso diretto alla toilette – sottolinea nuovamente il rapporto – Si tratta quindi di più di quanto riceva la maggior parte dei detenuti a Bela – Jezova».
E per una beffa della sorte, ai migranti tocca pure pagare per il soggiorno obbligato nel campo di detenzione, che mediamente dura una quarantina di giorni. Alle tariffe attuali una famiglia di quattro persone spende per un soggiorno di un mese circa 29 mila corone ceche (1.100 euro) trattenendoli su beni e mezzi finanziari che gli sono stati squestrati, che all’uscita dal campo ricevono una paghetta di 400 corone (15 euro) insufficienti anche a comprare il biglietto del treno per lasciare la Repubblica Ceca. Molti migranti devono quindi ricorrere all’aiuto finanziario dei volontari, che si stanno organizzando da settimane nei principali snodi ferroviari cechi, soprattutto a Praga.
Anche la polizia piange
Il rapporto, come anche le critiche dell’Onu, non è stato accolto positivamente dai principali responsabili politici. A rifiutare le polemiche, ma con un certo garbo istituzionale, è stato il ministro degli Interni Milan Chovanec, responsabile della gestione dei campi. Secondo il ministro alcune mancanze sono dovute al forte flusso dei migranti negli ultimi mesi. Tuttavia l’ufficio del Difensore civico segnala le mancanze fin da febbraio di quest’anno, quando i campi contavano una popolazione ancora contenuta.
Il flusso eccezionale si è tuttavia verificato solo in alcune settimane di settembre, quando una parte dei migranti entrati nello spazio Schengen dall’Ungheria per arrivare a Berlino scelse il collegamento ferroviario che passa anche per il territorio ceco. Rispedite completamente al mittente invece le critiche sulla situazione dei minori: secondo il ministro Chovanec i principali responsabili della loro condizioni sono i genitori, che hanno deciso di portarsi dietro i propri figli in una fuga dalla guerra e dalla miseria.
Intanto anche la polizia ceca si è fatta sentire sulle condizioni dei campi con una lettera anonima inviata a uno dei più reazionari sindacati di polizia, l’Unione delle forze di sicurezza. Nella lettera si lamentano alcune difficoltà logistiche per i poliziotti impiegati in compiti di sorveglianza del perimetro di un campo della Boemia centrale.
Per l’anonimo scrivente ai sorveglianti non erano stati distribuiti pasti caldi, le brande per riposare erano insufficienti e le stanze poco riscaldate, mentre i migranti potevano godersi un ambiente da albergo a tre stelle.
Le lamentele dell’anonimo poliziotto non sono state accolte benevolmente da tutti i suoi colleghi. «Ci fa passare per dei piagnucoloni», ha reagito un altro poliziotto di stanza a Praga. D’altronde un certo grado di virilità del corpo di polizia va conservato anche nella difesa dei confini dalle invasioni immaginarie di migranti africani.