Notte dei lunghi coltelli in famiglia al Fronte nazionale. Marine Le Pen, ha deciso di “uccidere” politicamente il padre, che lunedi’ è stato “sospeso” dal partito, che aveva fondato nel ’72 e entro tre mesi potrebbe venire dimesso dalla carica di presidente d’onore della formazione di estrema destra.

Come reazione, il padre ha “ripudiato” la figlia: “Mi vergogno che la presidente del Fronte nazionale porti il mio nome”, ha affermato, le consiglia di sposarsi con il suo “concubino” (Louis Alliot) o di convolare con l’ideologo Florian Philippot, vice-presidente del Fn, che in un’altra occasione aveva indicato come il pilastro attorno al quale gira il gruppo “di froci” di cui si sarebbe circondata Marine Le Pen.

Ma non basta: Jean-Marie Le Pen auspica che Marine non vinca le presidenziali del 2017, perché “se questo tipo di principi morali dovesse presiedere la stato francese, sarebbe scandaloso”.

Presa in mezzo a questa tragedia greca dell’estrema destra francese, la nipote Marion Maréchal Le Pen ha chiesto un “tempo di riflessione” per confermare di essere testa di lista alle prossime regionali di dicembre in Provenza. La giovane Marion Maréchal Le Pen aveva ricevuto l’appoggio manifesto del nonno, ma adesso non vuole esserne “l’ostaggio” contro la zia presidente del Fn.

Marine Le Pen nei giorni scorsi aveva invitato il padre a non parlare più a nome del Fronte nazionale. “Non mi serve a niente parlare a nome del Fronte nazionale – gli ha risposto il padre – io parlo a nome di Jean-Marie Le Pen, che è un punto di riferimento per un certo numero di persone”.

Alla tradizionale festa di Jeanne d’Arc all’Opéra, che il Fn festeggia il 1° maggio, Jean-Marie Le Pen ha partecipato, silenzioso. Ma la figlia ha dovuto aspettare che finissero gli applausi della folla in onore del padre, per prendere la parola. La manifestazione, del resto, è stata ridicolizzata dall’intervento delle Femen, che hanno fatto irruzione con “Heil Marine” scritto sul corpo e sono state cacciate via con violenza dal servizio d’ordine del Fn (che ha anche ferito alcuni giornalisti sgraditi).

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Marine Le Pen, che dopo le europee del 2014 ha accumulato dei relativi successi elettorali, punta alle presidenziali del 2017, con un programma in contrasto con quello tradizionale del padre. In particolare, Marine Le Pen vuole sbarazzarsi delle vecchie ossessioni antisemite e pro-Pétain per presentare un progetto che seduca le classi popolari (e che Hollande, con estrema cattiva fede, ha definito simile “a un volantino del Pcf degli anni ‘70”).

Ma Marine Le Pen riprende i metodi che furono del padre alla fine degli anni ’90, quando Jean-Marie Le Pen per imporre il suo potere aveva fatto fuori il dissidente Bruno Mégret escludendolo dal partito, (“uccido Bruto prima che mi uccida”). Il Fronte nazionale, in altri termini, resta sempre lo stesso.

Intanto, le idee dell’estrema destra continuano a progredire.

Al centro della polemica c’è ora la rivelazione del sindaco di Béziers, Robert Ménard (fondatore di Reporters sans frontières, eletto con l’appoggio del gruppo Bleu Marine, pur non avendo la tessera Fn): ha affermato che nel suo comune il 64,6% dei bambini delle materne e delle primarie sono “musulmani”, evidentemente “troppi” (“mettereste i vostri figli in queste scuole?”). Ménard lo deduce dai nomi degli allievi, che “indicano la confessione, dire il contrario è negare un’evidenza”. Ménard avrebbe cosi’ schedato i bambini a Béziers, atto punito fino a 5 anni di carcere e 300mila euro di multa. Una “vergogna” per il primo ministro Manuel Valls.

La Costituzione francese proibisce ogni “distinzione di razza, religione e credenza”, le statistiche “etniche” sono fuori legge. La Procura di Béziers ha aperto un’inchiesta su questa schedatura abusiva, che ricorda i momenti peggiori della storia francese del XX secolo.

La minaccia dell’arrivo al potere del Fronte nazionale, solleva inquietudini per l’applicazione della legge sui servizi segreti, votata ieri dall’Assemblea nazionale e accusata di essere un Patriot Act alla francese.

Dopo i massacri di gennaio, in nome della lotta al terrorismo, il testo introduce una sorveglianza generalizzata dei cittadini, senza il controllo del giudice. Per il momento, i giudici hanno potuto intervenire a Bordeaux, per annullare l’espulsione di un egiziano, fermato dalla polizia solo in base “al colore della pelle”.

Alla Gare de Lyon ci sono stati fermi di migranti, sempre su questa base, appena scesi dal treno notturno da Venezia e Milano, considerati possibili “islamisti”.