La decarbonizzazione della Sardegna slitta dalla data programmata del 2025 al 2028. Per lo spegnimento delle due centrali sarde coal-fired power – quella di Porto Torres di proprietà della multinazionale ceca EPH e quella di Portovesme gestita da Enel – dovrà prima essere a pieno regime il Thyrrhenian Link, il cavo sottomarino che porterà energia elettrica dalla penisola alla Sicilia e dalla Sicilia alla Sardegna, con un investimento di 3,7 miliardi di euro. La notizia è stata diffusa da Terna. Con il rapporto «Adeguatezza Italia 2021», reso pubblico nei giorni scorsi, la società che gestisce la rete di trasmissione italiana (74723 km di linee elettriche ad alta tensione) spiega che il rinvio è necessario per garantire il fabbisogno energetico alla Sardegna ed evitare scompensi all’intero sistema nazionale di approvvigionamento, garantito attualmente anche dalle centrali a carbone. «Per abilitare il processo di decarbonizzazione del sistema elettrico previsto per il 2025 – si legge nel rapporto anticipato dal giornale della Confindustria, Il Sole 24 Ore – si renderanno necessari interventi strategici per promuovere l’autorizzazione e la realizzazione di nuova capacità in sostituzione di quella già prevista in dismissione.

La dismissione delle due centrali a carbone sarde potrà completarsi, in condizioni di adeguatezza, solo attraverso la realizzazione di nuova capacità». «La dismissione immediata – continua il rapporto – degli impianti a carbone di Porto Torres e di Portovesme (potenza di circa 1000 MW) non permetterebbe, considerata l’attuale capacità di trasmissione con il continente, di rispettare il valore limite del numero totale di ore in cui è probabile che si verifichi il distacco dalla rete di una parte dei consumatori per il fatto che la domanda attesa viene a superare le risorse disponibili per soddisfarla». Insomma, prima di staccare le centrali a carbone, dice Terna, bisogna essere sicuri che in rete possa andare un traffico di energia uguale e possibilmente superiore a quello attuale. Niente chiusura degli impianti a carbone, allora, «prima che sia realizzato il collegamento Centro Sud-Sicilia-Sardegna attraverso il Tyrrhenian Link, che entrerà progressivamente in servizio dal 2026 al 2028». Una doccia fredda per il movimento ambientalista sardo, che aveva messo in calendario l’addio al carbone per il 2025, in linea con la tabella di marcia europea verso una produzione di energia carbon free.

A questo si aggiunga che la transizione alle energie green (eolico e solare in particolare, per i quali la Sardegna è particolarmente votata) è contrastata da un progetto di metanizzazione che prevede la costruzione di un metanodotto, lungo duecento chilometri, da Cagliari a Sassari.
Il progetto, di cui è capofila la Snam, trova nell’isola consensi trasversali, da Confindustria ai sindacati confederali. Questi ultimi chiedono che, in vista della realizzazione del metanodotto, la centrale Enel di Portovesme venga da subito convertita a metano