White Noise è un documentario americano che vuole indagare ed esporre le radici del movimento nazionalista bianco, negli Stati uniti e all’estero. A produrre il film diretto da Daniel Lombroso è stata la rivista The Atlantic, alla sua prima produzione. E White Noise porta sullo schermo la lunga tradizione del magazine nei reportage sulla giustizia e l’uguaglianza.

Il film è incentrato su tre figure chiave del movimento alt-right: Richard B. Spencer, Mike Cernovich e Lauren Southern, sulle quali Lombroso si è concentrato dopo l’elezione di Trump del 2016.

Il documentario mostra come i tre siano diventati delle semi celebrità mostrando, tramite le loro parole, i pericoli a cui siamo tutti esposti. Lombroso, come ha sottolineato la rivista di critica cinematografica Indiewire, «ha realizzato il documentario più spaventoso dell’anno senza raccontarci nulla di nuovo». Parte dell’interesse del regista per l’argomento deriva dall’essere il nipote di nonne sopravvissute all’Olocausto: dopo il raduno Unite the Right il pericolo di un ripetersi della storia non è sembrato più tanto peregrino.

Unite the Right è stato un raduno di suprematisti bianchi che si è svolto a Charlottesville, in Virginia, l’11 e il 12 agosto 2017, a cui hanno partecipato gruppi di estrema destra che si autodefiniscono neofascisti, nazionalisti bianchi, neonazisti, membri del Klan e varie milizie di destra. Il meglio del meglio. Durante il raduno, che aveva il fine dichiarato di compattare l’estrema destra Ysa, il suprematista bianco James Alex Fields ha deliberatamente lanciato la sua auto contro una folla di contro-manifestanti uccidendo una donna di 32 anni, Heather Heyer, e ferendo altre 35 persone.

Quando ha cominciato a occuparsi dell’alt-right?

Ho iniziato nel 2016 come giornalista a The Atlantic. Volevo esporre il razzismo e l’antisemitismo al centro di quel movimento in ascesa. Entrambe le mie nonne sono sopravvissute all’Olocausto. Ho visto come una missione esporre questo fascismo moderno.

Qual è stata la difficoltà maggiore nel realizzare il film?

White Noise è stato un viaggio di quattro anni attraverso cinque Paesi e dodici Stati. Come giornalista ed ebreo americano, ho subito continui abusi verbali e fisici. Ma le sfide più grandi erano editoriali. Ho ottenuto un accesso senza precedenti all’interno dell’alt-right, che pochi giornalisti avevano mai raggiunto. È diventata la mia missione catturare le figure di spicco del movimento e farlo senza aiutare la loro agenda. Ottenere quel giusto equilibrio mi ha tenuto sveglio per anni. Penso che il film sia riuscito nello scopo, ma raggiungerlo è stato infinitamente impegnativo.

Cosa ha scoperto che non sapesse già?

Ho scoperto due cose: primo, che il nazionalismo bianco esercita un’enorme attrazione tra i giovani di tutto il mondo (negli Stati uniti, ma ovviamente anche in Italia, Francia, Russia e oltre); secondo, che queste idee sono simili alla droga, ti fanno sentire potente, ma le persone che le spingono sono profondamente alienate, narcisiste e depresse. Il movimento è pieno di ipocriti. Pochissimi dei cosiddetti leader seguono ciò che predicano.

Vede differenze tra l’estrema destra europea e l’estrema destra negli Stati uniti?

L’estrema destra europea è più legittimata. Siedono con orgoglio al Parlamento europeo a Bruxelles. I leader giovanili non devono nascondere il loro razzismo o l’islamofobia, parlano apertamente del loro sentimento anti-arabo, in particolar modo. Negli Usa abbiamo una tradizione più lunga e solida di libertà di parola, ma il razzismo qui è un po’ più coperto e basato sui messaggi in codice. L’estrema destra americana cerca ispirazione in Europa.

Quali sono gli elementi più preoccupanti di questi movimenti?

Ce ne sono molti. Ma la cosa più preoccupante è probabilmente che il nazionalismo (e la cospirazione) stia fornendo una comunità, un’identità, a migliaia di ragazzini. È estremamente pericoloso. L’unico modo per fermare questa tendenza è aiutare i perduti, gli isolati, a trovare un significato altrove. Il nazionalismo bianco è incredibilmente seducente e, in alcuni segmenti della popolazione, in crescita.

È stato vicino a diversi leader dell’estrema destra Usa. Ha visto tratti comuni in loro?

Sì. Sono tutti ipocriti che seguono molto poco quello che predicano. Sono tutti ossessionati dalla loro celebrità: controllano i social media più di quanto leggano la letteratura nazionalista. E tutti usano una retorica estremamente pericolosa, ma non si assumono alcuna responsabilità quando scoppia la violenza basata sulle idee che predicano.