Nella Comunità autonoma di Madrid, una delle aree metropolitane con indici di ricchezza pro-capite maggiori d’Europa e attraversata da enormi disuguaglianze economiche e sociali, si giocherà il 4 maggio una partita politica di portata nazionale, con le elezioni regionali anticipate.

Incastonata fra le due Castiglie, nel cuore della meseta, è una delle diciassette regioni spagnole. Sono oltre sei milioni e mezzo gli abitanti, in un territorio più piccolo dell’Umbria. Un’area altamente urbanizzata dove si trovano città popolose come Alcalá de Henares, Fuenlabrada, Móstoles, Leganés e Getafe, tutte a poche decine di chilometri dalla capitale.

IN QUESTA REGIONE si era votato solo due anni fa, nel 2019, ed era nato un governo di coalizione di destra con dentro il Partido Popular (Pp) e Ciudadanos (Cs). La presidente della regione è stata in questi due anni Isabel Díaz Ayuso, una giovane politica del Pp che è diventata in poco tempo una delle principali figure di opposizione al governo centrale di Pedro Sánchez. Famosa per le dichiarazioni incendiarie che attirano i media, l’opposizione l’ha definita «una Trump alla madrilena», mentre lei, per riferirsi alle forze della sinistra, non esita a parlare di «partiti vicini all’Eta».

Il 10 marzo scorso, in una giornata ad alta tensione per la spaccatura creatasi fra Pp e Cs nelle coalizioni locali, Ayuso ha sciolto l’Assemblea regionale. Una mossa che ha spiazzato molti ma che le consentirà di capitalizzare i consensi, cresciuti intorno alla sua figura in quest’anno di crisi. Potrebbe portare inoltre a un risultato storico, con l’ultradestra di Vox che per la prima volta entrerebbe a far parte di un governo regionale in Spagna.

Come si presenterà la sinistra a questo appuntamento elettorale? Il Partito Socialista (Psoe) schiererà nuovamente Ángel Gabilondo, che cercherà di drenare il voto dell’elettorato centrista deluso dagli eccessi di Ayuso. Alla sinistra del Psoe si presenteranno separati Unidas Podemos (Up) e Más Madrid (Mm). La prima schiera in campo Pablo Iglesias, che con un colpo di scena ha annunciato l’addio al governo centrale per candidarsi alle regionali. Más Madrid invece, realtà nata nel 2019 sull’onda dell’esperienza della giunta municipalista di Manuela Carmena (2015-2019), sarà guidata da Mónica García, una medica divenuta in questi mesi volto noto della difesa della sanità pubblica. Non vi sarà quindi lista unitaria con Up, ma sembra che la sinistra madrilena possa permetterselo: entrambe le forze dovrebbero superare senza problemi la soglia di sbarramento del 5%.

LA DESTRA PARTE avvantaggiata, con il Pp primo partito secondo i sondaggi, mentre Ciudadanos, potrebbe rimanere senza rappresentanza. Bisognerà gettare un occhio all’astensione, che sarà probabilmente importante e penalizzerà la sinistra. A Madrid infatti le aree depresse – posizionate in generale nel sud della regione – votano a sinistra e votano meno, mentre le aree ricche – concentrate nel nord – votano a destra e votano di più, anche se ultimamente il fenomeno Vox ha iniziato a cambiare le cose. Da segnalare anche la massiccia presenza di lavoratori stranieri nelle aree meridionali, i quali non avendo la nazionalità spagnola non voteranno alle regionali.

Tutto questo ha favorito negli ultimi 25 anni il dominio dei governi del Pp nella regione, che è stata trasformata in un laboratorio delle politiche neoliberiste. Tagli al pubblico, abbassamento delle tasse, riduzione della qualità dei servizi pubblici.

L’AREA DI MADRID arriva a queste elezioni stanca e in forte difficoltà dopo oltre un anno di pandemia. Sebbene nelle ultime settimane si sia parlato molto – anche sui media italiani e con tinte a tratti morbose – della “movida” nella capitale, resa possibile da misure regionali meno restrittive, per ampie fasce della popolazione madrilena c’è ben poco da festeggiare, con una crisi che è tornata a mordere con durezza.

L’incidenza di nuovi contagi è maggiore rispetto ad altre aree del paese e sotto accusa ci sono le minori restrizioni decise dal governo Ayuso, che fin dall’autunno scorso ha ingaggiato una battaglia con il governo Sánchez puntando sempre a chiudere il meno possibile, per «non danneggiare l’economia». In questi mesi è emerso inoltre il problema di una regione dove la sanità pubblica, indebolita da anni di tagli, è stata travolta dalla micidiale ondata pandemica, ricordando per certi versi la situazione della Lombardia.