La notizia più grossa è stata una cravatta. Il piano quadriennale 2018-2022 di Fca dà pochissime indicazioni sul futuro, specie per il destino degli stabilimenti italiani. Doveva essere il giorno delle ultime mosse di Sergio Marchionne, in procinto di lasciare ad un suo erede la plancia di comando della multinazionale con sede fiscale in Olanda e il cuore e la testa negli Stati Uniti, ma le uniche novità sono il debito che va verso l’azzeramento – e per questo come promesso il manager canado-abruzzese con il maglioncino di ordinanza ha indossato una cravatta – e la svolta simil-ambientale con l’addio al diesel nel 2021 e la promessa di tanti modelli elettrici.

L’ALTRA CERTEZZA – RIBADITA – È l’addio alle macchine utilitarie: tra i 19 nuovi modelli nessuna è di segmento A, tutti sono Premium.

La presentazione del piano è avvenuta in pompa magna alla cascina di Balocco (Vercelli), prima pista di prova dell’Alfa Romeo. Un piano prettamente finanziario prevede tra l’altro un aumento del 7% medio annuo dei ricavi, risparmi di costi per 10 miliardi di euro e la distribuzione di dividendi per 6 miliardi nei 5 anni. Il gruppo Fca investirà 45 miliardi di euro e di questi 9 miliardi dovrebbero andare all’elettrico, con la promessa di apposite versioni per tutti i modelli della gamma premium Jeep, Alfa e Maserati.

Sul piano produttivo è previsto il lancio di circa 30 modelli tra novità e restyling – dieci per Jeep, sette Alfa, sei Maserati, tre Ram e la famiglia delle 500. Nell’Alfa arriveranno le supercar 8C e Gtv, per la Maserati ci saranno la Alfieri, anche in versione cabrio, e un Suv piccolo, per Jeep la Grand Wagoneer e una piccola, per la 500 arriverà la Giardiniera.

NESSUN DETTAGLIO SU DOVE e quando verranno prodotti i modelli. Solo una vaga indicazione: «Ci attendiamo di mantenere o anche aumentare la nostra piena capacità produttiva in Italia e in Europa per il 2022 – ha detto Marchionne – . Non ci sarà nessuna chiusura di stabilimento, non manderemo nessuno a casa», è la frase che dovrebbe far felici i 64mila operai italiani. Marchionne, che ha ancora una volta eluso le domande sulla propria successione («È una questione che riguarda il 2019») ha poi raffreddato gli entusiasmi circa una possibile creazione del polo Alfa-Maserati scorporato dal resto del gruppo: «Prima devono produrre i ricavi indicati nel piano, il resto è speculazione, per ora non ho altre idee in mente», così come sul possibile partner. Quanto a Marelli, confermato lo scorporo e la quotazione entro il 2018, «ma da qui ad allora se qualcuno si presenta con un assegno non so cosa succede».

DA PARTE SUA, DURANTE la conferenza stampa finale a Torino, John Elkann ha affermato che da parte di Exor e della famiglia «non c’è intenzione di vendere: non ho mai visto da 20 anni un futuro più brillante e luminoso». Negativa la reazione dei mercati, con il titolo che ha perso il 4,5%, anche se Marchionne ricorda: «Anche 5 anni fa l’azione era crollata, non posso sapere perchè, d’altronde non mi sembra abbiamo dato brutte notizie». Forse è che quel piano non è stato attuato – prevedeva la piena occupazione in Italia nel 2018 – e gli investitori non gli credono più.

LA GIORNATA DI MARCHIONNE si è chiusa con una frecciata autogol verso il neo ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico: «Di Maio va in giro con una Renault, uno che nasce a Pomigliano dovrebbe andare in giro con una Panda dalla mattina alla sera». Peccato che proprio Marchionne toglierà a breve la Panda via da Pomigliano, riportandola in Polonia, dove il costo del lavoro è più basso, lasciando i 5mila lavoratori del Giambattista Vico con il pericolo di terminare gli ammortizzatori sociali in attesa di nuovi modelli ancora non definiti.

LA RISPOSTA DELLA FIOM alla giornata degli investitori Fca è stata il Workers Day davanti ad ogni stabilimento per mettere al centro i lavoratori. «Per i lavoratori italiani continua il rinvio di altri 4 anni – ha spiegato il segretario nazionale Michele De Palma – . Sarebbe invece indispensabile, per la salvaguardia dell’occupazione, che l’implementazione dei modelli e le versioni ecologiche abbiano tempi certi nella loro realizzazione negli stabilimenti. I metallurgici della Cgil ritengono positiva «la scelta dell’azienda di convertire le produzioni, investendo sull’elettrico e sull’ibrido: era uno degli obiettivi che c’eravamo posti per una svolta ecologica dell’auto e per salvaguardare l’occupazione in Italia». Le notizie date dovranno quindi essere oggetto, per la Fiom «di un confronto nazionale e unitario per tradurre gli annunci in un piano per gli stabilimenti italiani, scongiurando definitivamente i pericoli a partire da Pomigliano e Mirafiori».

Più positive le reazioni di Fim Cisl e Uilm – invitati alla presentazione del piano – : «Si va verso la piena occupazione, ora incontri sindacali specifici su ciascun stabilimento».