È un’altra lunga giornata di stallo quella che vive il governo sulle regolarizzazioni dei migranti. Fino alla sera, quando finalmente, dopo ore di muro contro muro, il reggente Crimi si siede a un tavolo con il ministro Provenzano. A notte la notizia è che la quadra è trovata. Ma  il preconsiglio sul decreto Rilancio era iniziato alle dieci di mattina. I ministri restano incollati agli schermi senza soluzione di continuità, giusto la pausa pranzo. E poi di nuovo dalle 23. Non è solo la vicenda dell’agricoltura a rallentare i lavori. Ma certo la regolarizzazione dei braccianti è il conflitto più rumoroso che vive la maggioranza in queste ore.

L’ACCORDO RAGGIUNTO DOMENICA dalla maggioranza, Conte presente e officiante, con il sì di Crimi e Bonafede, da lunedì è sconfessato. Le versioni divergono. Martedì sera, ieri, tutte le fonti non grilline concordano sul fatto che il testo su braccianti, badanti e colf – fortissimamente voluto dai ministri Bellanova, Provenzano e Lamorgese, e subìto ma approvato sotto condizione dalla ministra Catalfo – sarà nel decreto. Quelle grilline invece scommettono sul no. Per tutto il giorno i vertici 5s avvertono, avvisano e minacciano: le regolarizzazioni non s’hanno da fare.

IN MATTINATA PALAZZO CHIGI provare a mediare solo ricapitolando i fatti: domenica «è stata raggiunta una sintesi politica rimettendo alla ministra Lamorgese il compito di tradurla sul piano tecnico-giuridico». La nota aggiunge che il M5s «si sta legittimamente interrogando» ma che il premier resta fedele all’accordo: «Regolarizzare per un periodo determinato immigrati che già lavorano sul nostro territorio significa spuntare le armi al caporalato, contrastare il lavoro nero, effettuare controlli sanitari e proteggere la loro e la nostra salute tanto più in questa fase di emergenza sanitaria».

DA FACEBOOK CRIMI lo smentisce. Ma deve smentire anche il se stesso della domenica: sono molti i testimoni che riferiscono il suo via libera all’accordo. La replica del reggente 5s: «Forzature maldestre, i testi anche migliorati non hanno ancora incontrato la mia approvazione».

A quella riunione di maggioranza sono presenti i quattro ministri, il sottosegretario Fraccaro, la vice ministra Castelli, il ministro Patuanelli. C’è anche il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, che twitta: «Domenica notte abbiamo concluso una riunione di maggioranza nella quale si sono sciolti tutti i nodi politici. La mattina dopo sono sorti dubbi, legittimi per carità, nel M5s. Chi è che tiene fermo il decreto?».

A QUELLA RIUNIONE CIASCUNO ha chiesto il suo, Crimi ha chiesto e ottenuto che i permessi di lavoro durassero sei mesi dalla richiesta di regolarizzazione. Il capogruppo Iv al senato Faraone spiega che anche i renziani hanno fatto qualche passo indietro: «Teresa (Bellanova, ministra dell’Agricoltura che aveva minacciato le dimissioni, ndr) è stata molto responsabile, aveva una proposta originaria, ha accettato una buona mediazione su richiesta di Conte che non può essere più messa in discussione. Da lì non ci muoviamo, per noi il discorso è chiuso».

ALTRO CHE CHIUSO, PER CRIMI: «Purtroppo l’ultima bozza visionata ieri sera (lunedì, ndr) riporta ancora la sanatoria dei reati penali e amministrativi per chi denuncia un rapporto di lavoro irregolare», «sul punto non arretreremo di un millimetro». Il reggente sciorina il linguaggi della casa per le grandi occasioni, descrive la legge come un «colpo di spugna», una «sanatoria» con «effetti morali devastanti sul Paese». Tutta questa enfasi si riferisce a una frase dell’art.1 del testo secondo cui i datori possono presentare istanza per concludere un contratto di lavoro «ovvero per dichiarare la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare, tuttora in corso, con cittadini italiani o stranieri».

Questo sarebbe lo «scudo ai caporali». In realtà è la possibilità di far emergere il lavoro nero. Possibilità cui non possono accedere datori pregiudicati per questi e altri reati come dettagliatamente prescritto al comma 7.

PRECISANO DAL VIMINALE: «Il testo concordato è pronto; ed è il frutto della sintesi raggiunta domenica tra le forze di maggioranza e il governo per rispondere alle esigenze di sicurezza, anche sanitaria, e alle pressanti richieste del mondo produttivo e delle famiglie italiane».

L’ACCORDO C’ERA. LO SCONTRO nei 5 stelle c’è. L’ala «destra» vicina a Di Maio ieri non ha smesso di tenere alta la fibrillazione di tutto il gruppo. È persino circolata una bozza con ampie ed esibite cancellature, come fosse una nuova versione dell’accordo. Ma è un fake. Del resto una sanatoria che non sana nulla è una legge senza senso.

FINO A IERI SERA LE MANOVRE 5S hanno avuto come obiettivo stralciare la legge dal decreto oggi al varo dei ministri verso un «provvedimento successivo». Tradotto: su binario morto. Anche perché ogni giorno che passa il provvedimento perde di efficacia: «L’emergenza è adesso: se non troviamo subito una soluzione chi ne pagherà le conseguenze saranno gli italiani ancora una volta, pagando i prodotti delle nostre terre a carissimo prezzo, e le nostre aziende agricole», avverte Faraone. Fino a ieri notte il provvedimento era in salvo nel dossier del decreto Rilancio.