Fischi e urla per l’ultimo intervento di Angela Merkel al Bundestag. Diciannove giorni prima delle elezioni federali la cancelliera fa arrabbiare tutti con il suo endorsement ad Armin Laschet, che è ultra-scontato ma non si può scandire pubblicamente dai banchi del governo. Ma a «Mutti» importa poco: in gioco c’è la sopravvivenza politica della Cdu – ieri per la prima volta sotto il 20% nel sondaggio Forsa – e la tenuta dell’Atlantismo minacciato dall’ipotesi di un nuovo governo a guida Spd-Verdi-Linke: un vero incubo per la «ragazza dell’Est», disposta a dialogare con tutti eccetto che con gli ex comunisti.

«Queste elezioni sono particolarmente importanti perché si svolgono in tempi difficili, e non è uguale chi governerà la Germania» riassume la cancelliera prima di schierarsi esplicitamente dalla parte di Laschet. È la miccia innescante della bagarre tra i deputati che si alzano in piedi provando a interrompere il suo inatteso «comizio elettorale». Ma Merkel tira dritto alzando la voce: «Siedo al Bundestag – il cuore della nostra democrazia – da 30 anni. Dove dovremmo discutere di questo tema, se non qui? Non si può affidare il Paese a chi non esclude l’alleanza con la Linke. Nei prossimi giorni i tedeschi avranno due scelte: da una parte un governo guidato da Cdu e Csu con Laschet cancelliere, a garanzia di un futuro di moderazione, dall’altra un esecutivo con il sostegno della Linke con Spd e Verdi». E Merkel tiene a distanziarsi con Olaf Scholz, candidato cancelliere della Spd, anche sulla pandemia.

Secondo il leader socialdemocratico «cinquanta milioni di tedeschi hanno fatto da cavia sui vaccini per cui gli altri adesso possono immunizzarsi tranquillamente», a sentire «Mutti», invece, «è chiaro che nessuno di noi è stato una cavia: né io né il ministro Scholz». È l’unica stoccata che il vice-cancelliere restituisce a Merkel: non ci sta a passare per il guastatore della campagna vaccinale che procede più lenta del previsto: «L’importanza della vaccinazione si deve portare avanti in modo rilassato e simpatico. Alcuni non vogliono ridere della mia battuta e anzi si sono arrabbiati, ma è l’atteggiamento di chi constata che c’è poco da ridere guardando l’indice di gradimento del suo partito». Prima di replicare a Merkel anche sul pericolo dell’eventuale governo rosso-rosso-verde con la netta difesa delle missioni militari all’estero, contestate in primis proprio dalla Linke.