La voce è riportata da Dagospia, va dunque presa con ampio beneficio di inventario anche se il sito di pettegolezzi, politici e non, spesso ci prende. Giorgio Napolitano coglierebbe l’occasione del discorso di fine anno per annunciare il suo addio al Colle. Forse è vero, forse no. Di certo, se anche così non fosse, il fatidico goodbye slitterebbe solo di qualche settimana. Re Giorgio è stanco, e se non sarà il 31 dicembre, sarà gennaio.

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L’ora della verità, per gli sposini del Nazareno, suonerà in quello stesso istante. Dire che la sorte del Patto che sta ridisegnando l’Italia dipenderà da chi succederà all’abdicante sarebbe forse esagerato. Però nemmeno troppo. Con il M5S ibernato nel micidiale surgelatore che si è costruito da solo, la minoranza Pd in ginocchio e la sinistra sociale e politica che annaspa, nessuno, almeno all’interno dei confini patrii, potrà impensierire la coppia più spregiudicata del mondo. Il solo potere che devono temere è il Quirinale, riportato proprio da Napolitano al rango di reggia. Le voci di cui sopra scommettono, per la successione, su Anna Finocchiaro. Possibile ma improbabile.

E’ noto che Matteo il Magnifico le ha fatto balenare davanti una poltrona alla Consulta, e non è ancora detto che non finisca per mantenere, quasi per caso, la promessa. Ma il Colle è un’altra storia. Per quanto l’ex nemica si affanni, difficilmente Renzi la considererà tanto fedele da attenersi agli ordini una volta incoronata. Che corra il rischio non è facile. Romano Prodi è bruciato dal veto azzurro. Amato e Veltroni vanno forte ad Arcore, molto meno nel Pd. Metterli in campo vorrebbe dire invitare alla sagra del tiro al bersaglio l’esercito dei franchi tiratori. Un presidente forzista o indicato direttamente da Arcore sarebbe troppo persino per Renzi. Il quale, del resto, ha in mente due caratteristiche precise per il futuro presidente: deve essere donna, che si fa sempre una bella figura, e deve saper stare al proprio posto senza impicciarsi.

Chi pensa che Roberta Pinotti, il cui nome palazzo Chigi fa circolare ormai da mesi, sia solo un ballon d’essai non ha capito l’uomo. E’ quella la presidente perfetta per i diarchi, e se per qualche motivo mancheranno il colpo cercheranno di sostituirla con una copia conforme. Lo scoglio, e non di quelli facilmente aggirabili, è che a votare, e in segreto, dunque senza rischiare il collo come nei quasi quotidiani voti di fiducia, saranno queste camere. E in questo Parlamento i due potentissimi di nemici occulti ne contano a decine. Per questo si muovono con i piedi di piombo e con massima discrezione. Un presidente della Repubblica autonomo, magari neppure tanto simpatizzante con la marcia trionfale dei Nazareni, quello sì che sarebbe un guaio. Persino disporre a piacimento della fine della legislatura potrebbe diventare ostico e si sa che Renzi, se da un lato mira davvero a resistere perché un quadro tanto favorevole non lo troverà mai più, dall’altro vuole essere pronto a far saltare tutto se la tempesta economica lo consigliasse. Se le opposizioni, intese come opposizioni al Nazareno, si muovessero bene, se il M5S decidesse di fare per una volta politica, se i dissidenti del Pd smettessero di abbaiare a vuoto, potrebbero farcela…