Dei due paletti posti dal Movimento 5 Stelle per le consultazioni al Quirinale, il No a Renzi e la difesa di Giuseppe Conte, a vacillare è soprattutto il primo. Si fa strada la linea che acconsente ad «Aprire a Iv, ma con Conte premier».

Questo accade fin dall’assemblea congiunta dei parlamentari dei martedì notte, appuntamento spostato proprio nella speranza di portare sul tavolo il risultato della nascita del gruppo dei responsabili europeisti. Ma anche i meno avvezzi all’aritmetica parlamentare capiscono che non c’è nessuna svolta: i numeri al senato non cambiano.

Per il senatore Primo Di Nicola «i responsabili da soli non sono la soluzione ideale – riflette – Vanno ricostituite le ragioni di un’alleanza mandata in frantumi dalla crisi aperta da Renzi. Anche verificando se ci sono le condizioni per riaprire alla collaborazione con Italia Viva».

È questa la nuova faglia, la più visibile, che attraversa il M5S. Il deputato Francesco Forciniti, uno di quelli che non aveva partecipato al voto sulla riforma del Mes, passa in rassegna tutte le divergenze tra il programma grillino e quello di Italia Viva, dalla legge elettorale ai temi ambientalisti. Conclude: «Gli italiani non vogliono più Renzi al governo e se ha ancora senso parlare di democrazia il M5S non deve più sedersi al tavolo con lui. Significherebbe legittimare la sua condotta scellerata e dargli ancora più peso politico. Il danno peggiore che si possa fare al paese in un momento del genere».

«Avanti con Conte e fuori Renzi – insiste la senatrice Barbara Lezzi – Altrimenti il M5S non ci sta». Alessandro Di Battista ci tiene a rendere pubblica, prima su Facebook e poi in tv, la sua approvazione. Ribadisce in serata il no a Renzi ma precisa che «non è tollerabile che il M5S sia infangato se, per responsabilità, tenta di portare avanti la legislatura».

«Rispetto le idee di tutti i colleghi ma dare ultimatum a nome del M5S intero non mi pare il caso, anche alla luce delle molte posizioni emerse dalla congiunta di ieri sera – dice Sergio Battelli – È il capo politico l’unico che può parlare a nome di tutto il M5S». Ma proprio della mancanza di un capo politico regolarmente eletto si lamentano molti parlamentari.

Durante l’assemblea, Battelli si è unito a quelli che criticano la scelta di chiudere a ogni possibilità di accordo coi renziani con parole che trasudano un pragmatismo impensabile fino a poco tempo fa: «Mai dire mai, l’ho sempre detto – ha spiegato – I deputati di Italia Viva provengono da un’area dem rispettabile. Dovremmo farli tornare indietro sul Mes e fare un patto solo su Recovery e vaccini. Inoltre bisogna allargare la maggioranza per non renderli determinanti».

Dai vertici, nel corso dell’assemblea, era arrivato l’invito a restare «compatti» non sollevare temi «divisivi» per non rendere la ricerca di una maggioranza più complicata di quanto già è. Un’esortazione che urtato la sensibilità di Nicola Morra, presidente della commissione antimafia. «La battaglia è di compattezza ma per tornare ad essere il M5S e non qualcosa di scolorito di annacquato: non si può nascere rivoluzionari e morire pompieri. Questo è doroteismo che ho combattuto: io non lo sopporto».

E poi: «I giornalisti ci rincorrono per chiederci se ci prenderemo eletti di Forza Italia o altri: io chiedo in ginocchio al Movimento di fare il Movimento, di essere il Movimento. Quando sento che c’è chi vuole un Movimento incapace di dettare la linea, che deve essere attento a non promuovere il dibattito su temi divisivi allora sto male, mi si accappona la pelle. Io sono venuto qua per cambiare non per consolidare».

A fine giornata, dal M5S parte una nota che pare stigmatizzare per l’ennesima volta il leader di Italia Viva, colpevole agli occhi dei grillini di «provare a dividere il Movimento» insinuando la possibilità che Di Maio possa andare a Palazzo Chigi al posto di Conte. Ma sono parole che assomigliano a un appello estremo più che a una condanna: «La complessità e delicatezza dell’attuale fase politica dovrebbe richiamare tutte le forze politiche alla responsabilità, per il bene dei cittadini italiani».