In Portogallo il 25 aprile del 1974 è al contempo il giorno in cui i militari del Movimento das Forças Armadas (Mfa) marciano su Lisbona per abbattere la dittatura (1926-1974) e l’inizio di una rivoluzione. Oggi, a più di 40 anni, l’interpretazione storico/politica del 25 de Abril è tutt’altro che unanime. Insieme a Manuel Loff – storico all’Università di Oporto, che ai temi della memoria ha dedicato gran parte della sua ricerca – abbiamo cercato di ricostruire quelle che sono e sono state le principali linee di frattura che si sono create sui mesi seguiti alla fine del salazarismo.

Quasi contemporaneamente al golpe militare i portoghesi si riversano in strada per iniziare la loro rivoluzione, reazione che molti considerano inaspettata. Come la spiega?

Penso che la popolazione abbia intuito che la perdita di capacità coercitive dello stato rappresentasse una grande opportunità e che questa intuizione si debba a un processo di presa di coscienza iniziato con gli anni sessanta.

Le forze dell’ordine non hanno difeso il regime?

Dopo le prime ore dalla rivoluzione l’unica forza di coercizione che si mantiene intatta sono le forze armate, la cui gerarchia è stata completamente epurata da tutti gli elementi più convintamente salazaristi. La polizia politica, pur con qualche esitazione, è sciolta il 25 aprile stesso.

Quindi la mobilitazione successiva al 25 de Abril deve inquadrarsi in una tendenza che precede al golpe?

Sì, alla base della partecipazione in massa ci sono fattori di autonomia politica dall’Mfa. In sostanza il movimento dei capitani dev’essere inserito in un clima in cui le condizioni per una rivoluzione democratica erano già presenti.

Quindi qual è il rapporto tra i militari e la rivoluzione?

Senza il golpe la dittatura non sarebbe caduta ma senza la guerra coloniale – uno dei principali fattori trasformativi della società portoghese – non ci sarebbe stato neanche il golpe.

Quali altri fattori?

Negli anni ‘50 e ‘60 c’è stato un processo molto accelerato di scolarizzazione e industrializzazione. Di alterazioni interne con ondate migratorie dalle campagne verso la città o verso l’estero. Uno stravolgimento che, pur non essendo stato accompagnato da cambiamenti politici concreti, anche se vi è stata una forte radicalizzazione delle sinistre, ha comunque determinato una modernizzazione del paese.

Molti contestano l’idea secondo cui il 25 aprile possa considerarsi una Rivoluzione.

La Revolução dos Cravos è l’ultima rivoluzione socialista europea del ventesimo secolo. Alla base del processo di democratizzazione portoghese c’è, contrariamente agli altri paesi della terza ondata di democratizzazioni di quel periodo, una messa in discussione della natura stessa della proprietà e della struttura della società, cosa che non avviene in Grecia o in Spagna, né tantomeno in America Latina negli anni ’80.

Questo si si traduce in qualcosa di concreto oppure no?

L’idea di costruire una società socialista tra il 1974 e il 1976 ha un consenso ampio non solo tra i partiti di sinistra. Il primo articolo della Costituzione, ora riscritto, sanciva il portogallo come «Repubblica sovrana (…) impegnata nella trasformazione di una società senza classi». Un testo votato dal 94% dei deputati, quindi anche dai partiti di centro destra, nel quale sono inserite nazionalizzazioni, riforma agraria e controllo operaio nelle imprese.

E la società come cambia?

Oltre alle lotte sociali (occupazioni di terre, case, fabbriche, socializzazione di gran parte della proprietà nel Sud), ci sono le battaglie per una emancipazione generalizzata, le questioni di genere, le alterazioni nel diritto di famiglia, della morale sessuale, l’assemblearismo permanente, la collegialità nei processi decisionali, insomma la partecipazione diventa un fine in sé. Ecco tutte queste sono quelle che considero caratteristiche di una rivoluzione a carattere socialista: un tono libertario che pervade tutta la società e determina un processo di democratizzazione profondamente differente dalle altre transizioni della cosiddetta terza ondata.

L’antifascismo in Europa sta attraversando un momento di forte crisi, in Portogallo invece sembra che il 25 aprile sia consensuale…

La Revolução dos cravos non è per niente consensuale anzi, la destra non ha mai condiviso né i valori del 25 aprile né l’interpretazione sulla natura del regime salazarista.

Eppure partecipano alle celebrazioni…

Il punto non è il golpe o la democrazia, il punto è la rivoluzione, i due anni di lotte che sono seguiti dopo la presa del potere da parte dell’Mfa.

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Uno dei temi centrali nel dibattito storiografico è il ruolo del Pcp e della reale o non reale possibilità che il Portogallo potesse diventare un regime di tipo sovietico…

La tesi della rivoluzione totalitaria, sovietica, è stata portata avanti soprattutto dalla destra e dai socialisti. In particolare da Mario Soares il quale ripeteva che non sarebbe diventato il Kerensky lusitano.

Molti considerano ambigue le posizioni del segretario generale del Pcp Alvaro Cunhal…

Il Pcp stabilisce quelli che avrebbero dovuto essere i valori ispiratori della rivoluzione democratica fin dal 1964. Otto punti che, in parte, sono stati realizzati con il 25 de Abril: fine dei monopoli, nazionalizzazione, socializzazione dei settori essenziali dell’economia e della proprietà, smantellamento delle strutture repressive del regime fascista e, ovviamente, indizione di elezioni democratiche a suffragio universale.

Anche la Fallaci, che intervistò Cunhal nel 1975, conferma questa interpretazione…

Mi è difficile credere che Alvaro Cunhal abbia davvero affermato che i comunisti non avrebbero dato alcun peso ai risultati elettorali…

Il 25 novembre 1975 c’è il secondo golpe guidato da settori militari della sinistra radicale. Il Pcp come reagisce?

Il partito comunista invita i propri militanti a evitare di buttarsi in quella che appariva chiaramente come un’esca lanciata ai paracadutisti dai settori militari moderati per poi giustificare la repressione e la normalizzazione del paese.

È questo il momento in cui tramonta il sogno della «Revolução dos Cravos»?

No, anzi, il 25 novembre è la sconfitta della sinistra militare, però la capacità di mobilitazione elettorale sia dei maoisti dell’União Democrática Popular che del Pcp raggiunge il massimo alle elezioni del 1979 non in quelle del 1975. Infatti grande parte della costituzione è approvata dopo il 25 novembre non prima.

Nessuna ambiguità quindi?

Ciò che è paradossale è che le tesi dei socialisti, della destra e della sinistra maoista relativamente al Pcp finiscono per essere somiglianti: tutti ritengono che il Pcp si stesse preparando per conquistare illegittimamente il potere, con la differenza che maoisti e trozkisti accusano il Pcp di avere fatto marcia indietro all’ultimo, bloccando definitivamente tutto il processo rivoluzionario.
Al di là delle elezioni le mobilitazioni erano intensissime…

I comunisti sapevano che il Portogallo era molto disomogeneo, da una parte Lisbona e la sua cintura urbana, i cantieri della Lisnave e le industrie della Margem Sul, dove Pcp e sinistra radicale erano molto forti. Ma dall’altro lato c’erano il nord e le isole, zone tradizionalmente conservatrici dove peraltro è stata anche creata una rete terrorista di destra volta a colpire le sedi della sinistra con l’obiettivo di creare un clima di quasi guerra civile.

E i socialisti che rapporto hanno con il 25 de Abril?

I socialisti rivendicano al contempo sia il 25 de Abril¸ la fine del regime, che il 25 de Novembro, la normalizzazione. Si considerano gli eredi di una rivoluzione i cui contenuti sono molto differenti da quelli dei partiti alla sua sinistra, e nel quale l’accento non è posto sull’emancipazione sociale ma nel processo di integrazione nella comunità europea con quello che ne consegue in termini di politica economica.

Una rivoluzione moderata…

L’idea che i socialisti hanno voluto trasmettere è quella di una democrazia nata dalla doppia lotta sia contro il salazarismo che contro il «totalitarismo» rivoluzionario.

La messa in discussione delle «conquistas de abril» ha giocato un ruolo nella formazione di una maggioranza parlamentare che oggi riunisce tutte le sinistre?

Penso che a sinistra, e quindi tra i socialisti favorevoli all’accordo con il Bloco de Esquerda e il Pcp, ci sia stata una rilettura degli anni della troika e del governo di Pedro Passos Coelho intesi come il punto più alto di un processo storico, che ha coinvolto anche il Ps, iniziato alla fine degli anni ’70, di smantellamento di quei progetti di trasformazione economico/sociali introdotti all’indomani del 25 de Abril.