Tutti ricordiamo la famosa uscita di Berlusconi – «cancellerò l’Ici sulla prima casa» – nel 2006 a pochi giorni delle elezioni, asso tirato fuori dalla manica in un confronto tv con l’avversario Romano Prodi: mutatis mutandis, dopo dieci anni, ci ritroviamo con il premier Matteo Renzi di fronte alla sfida più grossa della sua carriera politica, quella del referendum costituzionale. Chiaro che ci scappino anche in questo caso prebende e promesse: nella legge di Bilancio «ci saranno 30-50 euro al mese per le pensioni più basse», ha spiegato Renzi, aggiungendo poi che «non siamo riusciti ad arrivare a 80 euro».

Si tratta del capitolo pensioni che introduce anche l’Ape, e che vedrà anche «la ricongiunzione gratuita» dei versamenti fatti e i fondi per la non autosufficienza «che aumentano di 50 milioni, arrivando in tutto a 450 milioni».

Un modo per conquistare la base più popolare dell’elettorato? Può darsi, visto tra l’altro che le grosse istituzioni internazionali si sono tutte espresse per il Sì: dopo i prestigiosi endorsement di Barack Obama e Angela Merkel, passando per l’interessamento delle grandi banche d’affari, delle agenzie di rating, di bibbie della finanza come il Wall Street Journal e il Financial Times (con l’eccezione dell’Economist che è per il No), siamo arrivati ieri al presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker e all’Ocse.

Secondo l’Ocse il Sì al referendum costituzionale del 4 dicembre sarebbe «un passo avanti» per le riforme in Italia perché «semplifica il processo legislativo e chiarisce le responsabilità tra governo centrale e locale che impediscono gli investimenti pubblici e privati». Parola dell’outlook di novembre dell’organizzazione con sede a Parigi. «Proseguire e approfondire le riforme strutturali per migliorare il livello di vita di tutti gli italiani è fondamentale», conclude l’Ocse.

Altrettanto esplicito era stato, domenica in una intervista a La Stampa, il presidente della Commissione europea Juncker. Parlando del referendum del 4 dicembre, Juncker rileva che è un passaggio essenziale per definire l’architettura istituzionale dell’Italia nei prossimi anni. «Non voglio interferire in questo dibattito – ha precisato – Ma che l’Italia debba continuare un processo di riforme è una cosa ovvia. E che Renzi aggredisca i problemi dell’architettura istituzionale mi sembra una cosa buona». «Non so se sarei utile a Renzi dicendo che vorrei che vincesse il Sì, quindi mi limito a dire che non vorrei vincesse il No», ha concluso il presidente .

Ieri tra l’altro il Financial Times aveva rinnovato i suoi timori in caso di vittoria del No, ipotizzando addirittura il rischio di fallimento per otto banche, tra cui Monte dei Paschi di Siena, Banca Etruria, Carige e Popolare di Vicenza. Insomma la finanza internazionale guarda con attenzione al referendum, e lo testimoniano le tensioni dell’apertura di settimana ieri a Piazzaffari.

La manovra intanto ieri ha incassato il primo via libera del Parlamento: 290 i sì, 118 i no a Montecitorio, adesso passa all’esame di Palazzo Madama. Nessuno stravolgimento, ha sottolineato ieri Renzi in conferenza stampa con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. In Senato i margini per ulteriori modifiche dipenderanno in gran parte anche dall’esito del referendum.

Oltre ad annunciare i 30-50 euro per i pensionati con assegno inferiore a mille euro, il presidente del consiglio rivendica di aver tagliato le tasse: alle aziende come ai pensionati più poveri. Renzi e Padoan, a una settimana dal fatidico 4 dicembre, hanno lanciato messaggi rassicuranti: nessun rischio di esercizio provvisorio, il Senato va avanti e avrà anche il tempo per nuove modifiche al ddl Bilancio.

La direzione intrapresa dal governo – ha notato il ministro dell’Economia – «è quella giusta»: a confermarlo anche l’Ocse che «dà il debito in calo nel 2016». «La solidità finanziaria del Paese – ha concluso dunque Padoan – continua a essere perseguita».

Una volta che il ddl bilancio passerà all’esame del Senato, dove l’iter entrerà nel vivo solo dopo il ponte dell’8 dicembre, sulla carta saranno diversi i capitoli che potranno essere ulteriormente migliorati: banche, enti locali e giochi sono i nodi in attesa di essere sciolti.