Dopo il «no» opposto da due tribunali brasiliani, la Corte suprema federale alla fine ha concesso all’ex presidente Lula, in cella a Curitiba dal 7 aprile scorso, il permesso di uscire dal carcere per partecipare ai funerali del fratello Genival Inácio da Silva, detto Vavá, scomparso martedì. Il ricorso dei legali di Lula è stato parzialmente accolto dal presidente del Supremo tribunale federale, José Antonio Dias Toffoli, ma l’ok è arrivato troppo tardi, a esequie già concluse.

L’ex presidente potrebbe comunque recarsi a San Bernardo del Campo, nello stato di San Paolo, per incontrare i parenti in una base militare, tra mille restrizioni, ma per ora ha deciso di rinunciare. Il doppio rifiuto iniziale della giustizia brasiliana dimostra, secondo l’ex candidato presidenziale del Pt Fernando Haddad, che l’accanimento giudiziario contro Lula «da politico è diventato ormai personale».

Oggi intanto si chiude ufficialmente la raccolta di firme per candidare il leader del Partito dei lavoratori. La campagna, lanciata da Adolfo Perez Esquivel (Nobel 1980) ha superato le 520 mila adesioni. Il modulo che verrà presentato al Comitato norvegese sottolinea l’importanza delle azioni di politica estera del governo Lula, in particolare la mediazione del Brasile nel conflitto tra Stati uniti e Iran. Durante i due mandati di Lula come presidente, dal 2003 al 2010, il livello di povertà in Brasile è sceso del 50,64%.