Poeta, intellettuale impegnato e attivista nei movimenti popolari, Luis Méndez incarna il volto dell’Honduras che progetta e resiste. Con lui abbiamo parlato della situazione politica e degli assassinii di ambientalisti nel paese più pericoloso al mondo per chi si batte per la difesa dei territori dalle mire delle grandi multinazionali.

Qual è stato il suo percorso?
Durante gli anni ’90 ho lavorato nei quartieri popolari, organizzando programmi di lettura, biblioteche comunitarie e di base. Con il golpe del 2009 sono entrato nel Frente Nacional de Resistencia Popular (Fnrp) e ho iniziato il percorso di formazione politica e la costruzione dei Collettivi di resistenza popolare. Nel 2010, ho fatto parte dell’ Espacio Refundacional, una piattaforma politica dei movimenti sociali e popolari distinta dal Fnrp e indipendente dai partiti politici. Come coordinatore dei processi di formazione politica tanto del Frente come dell’Espacio Refundacional ho lavorato per formare militanti giovani nelle Scuole di formazione politica regionale e del continente: Equipo Maíz e Red Alforja de El Salvador e Movimento Sem Terra del Brasile. Faccio parte dell’Articulación de Movimientos Sociales hacía el Alba, come coordinatore internazionale per i processi di formazione politica. Attualmente sono Presidente dell’Instituto ecuménico de servicio a la comunidad (Inehsco).

Com’è la situazione politica in Honduras?
La situazione politica del paese è più complessa che ai tempi del colpo di stato contro Zelaya del 2009, vista la naturalezza con cui il governo controlla tutte le istituzioni dello stato, soprattutto quelle giuridiche come la Corte suprema de Justicia (Csj), e il Congresso. Uno stato ostaggio di gruppi politici, economici, militari, imprese locali e trasnazionali. Questo, nel segno di un approfondimento del modello neoliberista che mira a carpire i beni comuni della natura, e le vite. Viviamo una tappa permanente di colpi di stato soft dall’esecutivo ad altri poteri e istituzioni, alla finzione dello stato come una nuova forma di “democrazia”, avallata da governi di destra e anche da alcuni governi progressisti nel mondo. Una situazione che diventa sempre più complessa visto il carattere che stanno assumendo quegli Stati in cui il tema della sovranità è stato avvilito o assaltato dal capitale. L’Honduras è il paese più violento del mondo, il paese dove esiste la maggior disuguaglianza e la culla storica degli interessi nordamericani nella regione. Un paese che ogni volta di più perde il senso di repubblica sovrana e ogni volta di più cerca di essere ufficialmente una colonia degli interessi statunitensi, interessi geostrategici, politici e anche economici.

E le forze di sinistra? Su quali basi si può costruire un’alternativa?
Esiste una resistenza storica che va dalla resistenza dei popoli indigeni al colonialismo spagnolo alle lotte indipendentiste del secolo XVIII, o al “movimento morazanista”, di Francisco Morazán Quesada, che continua fino a oggi, ed è il simbolo della lotta per la sovranità e per la vera indipendenza dei popoli del continente, allo storico sciopero, nel 1954, dei lavoratori sfruttati dalla Estándar Fruit Company, fino a quella contro il golpe del 2009. Le forze di sinistra sono sempre state presenti nelle lotte, mai sono state annichilite nonostante la repressione e gli omicidi dei loro leader nel corso del tempo. Lo sciopero del ’54 e la resistenza nella decade degli ’80 sono due momenti chiave, il primo perché è stato una vittoria del movimento operaio, il secondo perché ha rappresentato il più alto momento di repressione, di persecuzione e ammazzamenti contro i leader di sinistra. Un altro spartiacque è stato il golpe del 2009, un altro momento che permette alle forze di sinistra di riconfigurare le lotte di fronte alla destra, al capitalismo e all’imperialismo. Questo diventa possibile a partire dalla costruzione del Frente Nacional de Resistencia Popular, e poi con la costruzione di un braccio politico di partito che si definisce Partido Libertad y Refundación (Libre), che ha un capitale politico ed elettorale significativo però con difficoltà politico-ideologiche per assumere il ruolo di forza di sinistra reale e non, solamente, di partito progressista avvilito dalla politica neoliberista. Esistono altre forze di sinistra consolidate nel movimento sociale e popolare che portano avanti battaglie per la difesa della vita, con identità diverse ma di classe: lotte territoriali, antiestrattiviste, anti-dighe e contro la spoliazione che promuove il modello capitalistico. Ed esistono anche forze di sinistra organizzate con posizioni politiche antisistemiche che considerano il socialismo come l’unica via contro la barbarie del capitalismo.

Anche la morte di Berta Caceres è stata uno spartiacque?
Indubbiamente. A partire dall’assassinio della compagna Berta Caceres e poi di Antonio Garcia si sta dando la possibilità di una riconfigurazione delle forze politiche e si avverte nel movimento l’urgenza di coordinamento e di unità. Ora si è creata l’Articolazione popolare Berta Caceres, che produrrà le condizioni per avanzare strategicamente di fronte al nemico. Questo spazio di articolazione rappresenta il cammino per accelerare il processo di mobilitazione. Intanto, ci si mobilita anche per aver giustizia e per cercare la verità sui loro assassinii, la cui natura il governo cerca di occultare: criminalizzando e dando la colpa ai membri indigeni della struttura organizzativa del Copinh senza toccare minimamente l’impresa Desa che è la principale responsabile intellettuale e materiale di questo fatto tanto triste e deplorevole per il movimento popolare non solo honduregno e continentale, ma anche mondiale.