Lo chiamano l’Alex Ferguson italiano per il fatto che come il più celebre ex allenatore del Manchester Utd da moltissimi anni siede ininterrottamente sulla panchina della stessa squadra. Stiamo parlando di Luigi Fresco, 59 anni, che da 39 campionati è l’allenatore della Virtus Verona, formazione che milita nel campionato di Serie C. Nella speciale classifica europea di questi rari casi di attaccamento agli stessi colori, Fresco è davanti a Sir Alex, 27 anni, e a Arsène Wenger, ex Arsenal, 22 anni. Lo batte solo Guy Roux che per 44 anni ha allenato la squadra francese dell’Auxerre. Nessuno in Italia può vantare questo primato, nemmeno sfiorarlo. Al ruolo di mister associa, sempre da 39 anni, anche quello di presidente, altro record, divenendo così «padre e padrone» della società rossoblù anche se, come ci tiene a sottolineare, la presidenza «è condivisa con altri collaboratori e il rapporto con i giocatori è buono. Poi è difficile», e sorride, «che si mettano contro l’allenatore».

La Virtus è la terza squadra calcistica di Verona che partecipa a un campionato professionistico; le altre compagne di viaggio sono il Chievo, in serie B e che rappresenta un altro quartiere della città di Giulietta e Romeo, e la più blasonata Hellas che milita in Serie A.

Borgo Venezia
La giornata di Fresco è divisa in due parti: il mattino fa il direttore generale dei servizi amministrativi dell’Istituto comprensivo «Don Milani» di Lavagno (Verona) e il pomeriggio eccolo al campo da calcio o alla scrivania della Virtus nel quartiere di Borgo Venezia. Gigi, come lo chiamano qui, è nato in questa società. «Sono arrivato alla Virtus», racconta Fresco, «che avevo otto anni, a dodici giocavo e facevo già l’allenatore dei bambini di 7-8 anni, a 15 anni allenavo la squadra dei pulcini. A 21 anni ho preso in mano la prima squadra che era retrocessa in Terza categoria (la più bassa del calcio dilettantistico, ndr) e sempre in quell’anno partecipai alle elezioni per la carica di presidente e fui eletto». Sotto la sua guida la società, dopo una lunga cavalcata, è approdata in Serie C. Quest’anno, prima che il covid-19 bloccasse tutto, era dodicesima in classifica. «Eravamo a un punto dai playoff e molto probabilmente avremmo potuto puntare alla Serie B», afferma il presidente-allenatore. Un obiettivo rimandato di un anno, almeno nei sogni di Fresco, quando la Virtus festeggerà i cento anni di vita.

Ultras
Anche per i suoi trascorsi politici, Fresco è il centrosinistra calcistico di una città che guarda con più simpatia alla destra. Sulla stessa linea d’onda anche i tifosi, gemellati con altre curve ultras di sinistra, come il Livorno e l’Olympique Marsiglia. «Far parte della Virtus è anche uno stile di vita», ci tiene a precisare Fresco, «e un modo diverso di vivere il calcio. Siamo una grande famiglia. Dal 1980 tutta la società, 200 persone, va in ritiro durante la preparazione e da trent’anni a questa parte la squadra a fine campionato va in vacanza in giro per il mondo».

Polisportiva
Ma come può una società di calcio di un quartiere di Verona permettersi la Serie C senza aver alle spalle degli imprenditori? «Intanto la federazione dà un contributo economico molto importante e poi ci sono gli sponsor», ricorda Fresco. La Virtus è anche una polisportiva con squadre giovanili di calcio, ma pure di pallavolo e palestre per il fitness. Si occupa inoltre dell’inserimento degli immigrati.

Accoglienza
«All’inizio degli anni Novanta abbiamo accolto gli albanesi, poi per 15 anni i ragazzi della ex Jugoslavia», racconta Fresco. «Più recentemente dalla prefettura di Verona ci fu assegnato un gruppo di ragazzi immigrati dall’Africa che volevano fare sport. A questi se ne sono aggiunti nel tempo tanti altri. Siamo arrivati ad averne anche 400». C’è anche chi tra loro ha trovato nel calcio la sua professione. È il caso di Sheikh Sibi arrivato in Italia anni fa con i barconi. «Era stato assegnato al centro di accoglienza Costagrande di Verona e come tanti altri che soggiornavano lì, un giorno è arrivato da noi», ricorda Fresco, «per fare dello sport. Lo abbiamo inserito nell’altra squadra di calcio che milita nei dilettanti. In seguito ci ha convinti che meritava di più ed è per questo che da cinque anni gioca come portiere in prima squadra. Ma c’è di più. È stato convocato nella nazionale del suo Paese, il Gambia».

Antirazzismo
Come è facile intuire, alla Virtus non c’è spazio per chi è razzista o omofobo e non sono tollerate espressioni che ledono la dignità umana. Fresco su questo è categorico anche se come indole cerca il confronto con chi invece utilizza gli insulti xenofobi. Come quella volta che il centravanti brasiliano della sua squadra venne preso di mira dalla tifoseria avversaria. «Il giorno dopo la partita», ricorda Fresco, «andai nel bar dove erano soliti ritrovarsi gli ultras. Con stupore vidi che questi convivevano tranquillamente nello stesso luogo con persone di colore, mentre ventiquattro ore prima insultavano un giocatore. Ho discusso con loro di quanto era accaduto allo stadio e capii che era stato un modo stupido di essere goliardici. Non li giustifico, anzi come disse Damiano Tommasi quando nell’autunno scorso allo stadio di Verona ci fu il caso degli insulti a Balotelli: Non so se sono tanti o pochi, ma comunque troppi».

La politica
La storia della vita di Fresco si intrecciata anche con la passione per la politica. Da sempre uomo di sinistra, per due volte è stato consigliere di circoscrizione di un quartiere di Verona. Nel 2017 però fece enorme scalpore trovarlo tra i nomi della Lista Tosi a sostegno della candidata sindaco Patrizia Bisinella. «L’ho fatto per amicizia», risponde Fresco. «Con il tempo Tosi ha fatto un percorso nuovo, ci diede anche una mano nel trovare un luogo dove sistemare i profughi». L’equivoco fu subito risolto con le sue dimissioni, nonostante il buon numero di preferenze ottenute e la possibilità concreta di diventare presidente di circoscrizione.