Professor Luigi Ferrajoli è emerso un orientamento che spiega il comportamento del ministro dell’Interno Salvini sui migranti della nave Diciotti come un atto politico nell’esercizio delle sue funzioni. E che l’inchiesta per «sequestro di persona» sarebbe addirittura un «atto sovversivo». Cosa ne pensa?
È una tesi senza senso che attesta solo l’analfabetismo istituzionale del nostro governo e di quanti lo difendono. Nello stato di diritto tutti i poteri sono soggetti al diritto. In una democrazia costituzionale, quale è ancora quella italiana, la politica è soggetta alla Costituzione, il cui articolo 13 afferma che «non è ammessa» forma alcuna di «restrizione della libertà personale se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge». La presa in ostaggio dei migranti sulla Diciotti è quindi chiaramente un sequestro di persona, come ha ipotizzato la procura di Agrigento, severamente punito dall’articolo 605 del codice penale e addirittura aggravato allorquando è commesso da un «pubblico ufficiale» quale è appunto il ministro dell’Interno.

Salvini ha promesso che se ci sarà un’altra nave non attraccherà in Italia…
È l’aspetto più grave della vicenda, che conferisce al comportamento del ministro un carattere eversivo: persisterà nella violazione del codice penale e delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite. Il rischio è che questo ministro intenda – con il sostegno dell’intero governo e della sua maggioranza – alterare i fondamenti dello stato di diritto: non più la legalità costituzionale, ma il consenso elettorale quale fonte di legittimazione di qualunque abuso. Una simile pretesa era già stata avanzata da Berlusconi. Ma mai in maniera così sfrontata e arrogante come sta facendo Salvini.

Quanto pesa su questa situazione l’incapacità dell’Unione Europea che non riesce a fare rispettare le decisioni sull’immigrazione?
Moltissimo. Tutti i paesi membri sono variamente impegnati nella limitazione della libertà di accesso e di circolazione delle persone, in accuse e recriminazioni reciproche e in una guerra contro i migranti.

Luigi Di Maio appoggia Salvini, ma considera quello della magistratura «un atto dovuto». Come giudica questa posizione?
Scandalosa. Per anni hanno gridato «legalità!!!», «legalità!!!» ed oggi difendono un ministro indagato per un delitto gravissimo nella cui commissione, oltre tutto, intende perseverare. Eppure ci troviamo di fronte non a un qualsiasi reato, ma a un chiaro e consapevole disegno di alterazione del paradigma costituzionale della nostra democrazia. In passato ci eravamo distinti per il salvataggio di centinaia di migliaia di naufraghi, oggi stiamo diventando i capofila dei paesi del gruppo di Visegrad.

Nel comportamento di questo governo riscontra una continuità con i precedenti?
Una linea molto dura e crudele era già stata avviata con successo dal ministro Minniti del passato governo. La differenza è che la pratica disumana del respingimento, che in passato veniva negata e occultata, viene oggi sbandierata proprio perché fonte di facile consenso. Salvini non si limita a interpretare la xenofobia, ma la alimenta e la amplifica, producendo effetti distruttivi sui presupposti della democrazia.

Si dice che l’opinione pubblica sia insofferente, teme l’«invasione», l’emergenza…
Non esiste alcuna invasione e comunque gli arrivi, anche quando erano ben più grandi degli attuali, non hanno mai messo a rischio la sicurezza. Questa situazione è invece il risultato di una campagna disumana e immorale riscontrabile in formule come «prima gli italiani» o «la pacchia è finita» a sostegno dell’omissione di soccorso. È gravissimo che siano praticate ed esibite dalle istituzioni. Così facendo non sono solo legittimate, ma sono anche assecondate e alimentate. Diventano contagiose e si normalizzano. Hanno screditato, con la diffamazione di quanti salvano vite umane, la pratica elementare del soccorso di chi è in pericolo di vita venendo meno alla Convenzione di Amburgo del 1979, al diritto del mare e al diritto a migrare stabilito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e dal Patto internazionale sui diritti civili e politici. Queste politiche stanno fascistizzando il senso comune. Stanno svalutando, insieme al principio della dignità delle persone solo perché persone, anche i normali sentimenti di umanità e solidarietà che formano il presupposto elementare della democrazia. Tutti gli esseri umani hanno diritto di lasciare il loro paese. Fermarli a metà strada è comunque illegittimo.

Quali sono gli effetti di questa criminalizzazione dei migranti sulla società italiana?
Porta al mutamento delle soggettività politiche e sociali: non più le vecchie soggettività di classe, basate sull’uguaglianza e sulle lotte comuni per comuni diritti, ma nuove soggettività politiche di tipo identitario – italiani contro migranti – i – basate sull’identificazione delle identità diverse come nemiche e sul capovolgimento delle lotte sociali: non più di chi sta in basso contro chi sta in alto, ma di chi sta in basso contro chi sta ancora più in basso, dei poveri contro i poverissimi. I migranti sono stati trasformati in nemici contro cui scaricare la rabbia e la disperazione generate dalla crescita delle disuguaglianze e della povertà.