La Commissione Europea ha messo le carte sul tavolo del consiglio europeo dei capi di stato e di governo del 23 aprile. Nella prossima difficile videoconferenza dovranno decidere se ratificare l’accordo nell’Eurogruppo dei ministri dell’economia sul Meccanismo europeo di stabilità senza condizioni per le spese sanitarie indotte dal Covid 19, l’attivazione della Banca europea degli investimenti e il sostegno per le casse integrazioni «Sure». Probabilmente si esprimeranno anche sulla possibilità, sui tempi e sulle modalità del piano franco-tedesco sul «fondo per la ripresa» che dovrebbe essere finanziato attraverso l’emissione di titoli comuni di debito. A dispetto del dibattito italiano sul «Mes», questa è la vera partita che si sta giocando nella caotica e conflittuale diplomazia economica europea. Anche il dibattito sugli «Eurobond» (o «Coronabond») – proposte respinte da Angela Merkel il 9 aprile scorso – alludono in realtà a quest’altro meccanismo che presenta un principio di mutualizzazione dei debiti contratti in questa crisi. Il punto è come finanziare il debito, dove appoggiarlo e qual è il soggetto sovranazionale che lo emette.

In una conferenza stampa congiunta ieri a Bruxelles la presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen e quello del Consiglio europeo Charles Michel hanno confermato la proposta avanzata dal commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni e dal vicepresidente della commissione Valdis Dombrovskis: il soggetto sarà la Commissione. La condizione è trasformare, in maniera significativa, il prossimo bilancio europeo, attualmente bloccato dai veti incrociati dei governi perché basato sui contributi nazionali, e sottofinanziato per un valore di poco più di mille miliardi di euro. Von Der Leyen ieri ha invece prefigurato uno strumento che dovrebbe permettere investimenti non di «miliardi», ma di «trilioni», cioè migliaia di miliardi.
Il «Quadro Finanziario Pluriennale» (il bilancio Ue) – ha aggiunto Von Der Leyen – è adatto» allo scopo (degli investimenti), «perché è accettato» dai paesi membri, nonché «sperimentato per le politiche di coesione e di convergenza. Non si tratta solo di solidarietà, ma anche dello stesso interesse» dei paesi membri, «perché ogni Stato sa che la sua prosperità dipende dalla dimensione del mercato unico», che non deve essere «frammentato». In passato proposte simili come il piano Juncker sugli investimenti non hanno avuto la stessa efficacia prospettata ieri da Von Der Leyen. Quest’ultima si è soffermata sul meccanismo «a leva», risorse finanziarie fornite dagli Stati membri per raccogliere capitali sul mercato. Un meccanismo «sperimentato» e praticato dagli Stati membri. Un elemento che costituisce un «enorme vantaggio», anche se «non è mai stato applicato su vasta scala». Valdis Dombrovskis ha spiegato che il programma «Sure» potrebbe funzionare allo stesso modo. La Commissione emette obbligazioni fino a 100 miliardi di euro collocandole sul mercato finanziario, mentre gli Stati membri forniscono garanzie fino a 25 miliardi di euro dagli Stati membri. L’esecutivo europeo girerà i rendimenti nella forma di un prestito e in cambio di un tasso accessibile a lunga scadenza. Parlando del Sure, questa operazione potrebbe portare all’Italia15 miliardi di euro, pari all’ammontare di un solo mese delle casse integrazioni più bonusper le partite Iva che saranno rifinanziate con il «decreto aprile». L’operazione potrebbe essere permessa dalla valutazione elevata sui titoli di debito emessi dalla Commissione. Attualmente sono pari a 52 miliardi di euro, hanno scadenza variabile da tre a trent’anni. Il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire ha parlato di un finanziamento pari a 500 miliardi di euro, somma inferiore ai «trilioni» di cui ha parlato Von Der Leyen. In precedenza i commissari Ue Gentiloni e Breton avevano ipotizzato 1500 miliardi di euro.

Von Der Leyen ha ricordato che la Commissione ha sospeso le regole sulla contrazione del debito previste dal patto di stabilità. È un periodo di crisi e gli Stati devono poter iniettare liquidità nelle loro economie: quindi fatelo, per favore». La presidente Ue non si è soffermata sul «dopo»: se, quando e come le regole saranno ripristinata. O cambiate.