«Stiamo riflettendo». Tra l’imbarazzato e il diplomatico, il presidente della commissione europea Jean Claude Juncker liquida con una battuta la proposta avanzata dal ministro degli Interni Alfano di creare degli hotspot galleggianti. Idea che il titolare del Viminale ha lanciato in piena campagna elettorale per le amministrative di domenica e il cui unico scopo sembra essere quello di riuscire a raccogliere qualche voto. E non a caso abbastanza ignorata, sia in Italia che in Europa, fatta eccezione per qualche giornale.
Più che delle navi trasformate in hotspot, a Bruxelles ci si preoccupa piuttosto di un probabile aumento degli sbarchi in Italia in vista dell’estate. Al punto da tornare a chiedere sì un numero maggiore di centri dove identificare e selezionare i migranti, ma sulla terra ferma. «A causa dei picchi del numero di arrivi è diventato chiaro che la capacità di ricevimento negli hotspot non sarebbe sufficiente a fronteggiare l’attuale flusso e il potenziale aumento degli arrivi in estate», ha spiegato ieri il commissario europeo all’Immigrazione, Dimitri Avramopoulos, sorvolando anche lui sull’ipotesi di allestire nuove strutture galleggianti.
Per quanto riguarda l’immigrazione, i prossimi sei mesi potrebbero essere particolarmente difficili e delicati per l’Europa. Dal primo luglio comincia infatti il semestre di presidenza guidato dal premier slovacco Robert Fico, che in Europa si è conquistato una certa fama per le sue posizioni anti-immigrati. Ieri Fico, in visita alle istituzioni europee proprio in vista del futuro incarico, ha promesso di tenere le posizioni nazionali lontane dal dibattito europeo e di volersi imporre un ruolo da «onesto mediatore». «Questo non vuol dire che siamo pronti a cambiare le nostre posizioni, ma non le metteremo sul tavolo», ha assicurato.
In un’Europa che fatica sempre più a restare unita sotto la spinta dei nazionalismi c’è da augurarsi che Fico mantenga la parola data. Sul tavolo ci sono infatti una serie di questioni importanti che Bruxelles ha in programma di chiudere entro la fine dell’anno, quindi proprio durante il semestre guidato dal premier slovacco: dalla revisione del regolamento di Dublino al varo della Guardia costiera europea, dalla sopravvivenza di Schengen (messa in pericolo anche dalla Slovacchia, che figura tra i paesi che hanno ripristinato i controllo alle frontiere), all’accordo sui migranti siglato con la Turchia. Punto, quest’ultimo, delicatissimo visti i rapporti sempre più tesi con Ankara a causa della questione relativa alla liberalizzazione dei visti.
Ieri il leader slovacco ha voluto mostrare il volto buono e tranquillizzare sia i suoi ospiti, Juncker e il presidente del Consiglio europea Donald Tusk, che l’opinione pubblica europea. «Sì, ci sono elementi su cui manca un accordo e sui quali sarebbe difficile raggiungerlo – ha ammesso – ma la maggioranza delle proposte della Commissione sono positive». Sullo sfondo, non nominata, è rimasta la questione delle quote di richiedenti asilo che ogni Stato membro dovrebbe accogliere e che la Slovacchia, come tutto il blocco dei paesi dell’Est, ostacola invece fino al punto di aver presentato un ricorso alla Corte di Giustizia Ue nel tentativo di bloccarle.
In Italia intanto il dibattito è dominato dalla polemica tra i vescovi e il Viminale. In un’intervista il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, ha chiesto di accogliere tutti i migranti e ha bocciato gli hotspot galleggianti. «Non pensabile – ha detto – l’utilizzo di navi destinate al soccorso per far stazionare nel Mediterraneo migliaia di persone in attesa di una non precisata destinazione».
«Noi siamo campioni del mondo di umanità e accoglienza>», ha replicato Alfano. «Capisco le parole di monsignor Galantino che fa io vescovo, io però faccio il ministro degli’Interno e ho il dovere di far rispettare le leggi: abbiamo un grande cuore ma non possiamo accoglierli tutti». E per quanto riguarda gli hotspot: non sono centri chiusi di trattenimento, ma centri dove avvengono la fotosegnalazione e lo smistamento tra profughi e irregolari», ha spiegato Alfano. «Se il fotosegnalamento avvenisse in mare avremmo un’efficienza maggiore la momento dello sbarco. E’ un’ipotesi su cui si sta lavorando».