La generosità non basta più. Dopo aver aperto le sue porte ai profughi, l’Europa adesso ha necessità di organizzare meglio la distribuzione di quanti fuggono dall’Ucraina. Anche perché è urgente decongestionate al più presto quei Paesi che da un mese reggono l’impatto di milioni di persone che necessitano di tutto: cibo, vestiti, un posto dove alloggiare, assistenza medica e psicologica.

Tomasz Szatowski, ambasciatore di Varsavia alla Nato, ieri l’ha detto chiaramente. La Polonia finora ha accolto due milioni di profughi ma il paese è ormai vicino al «punto di rottura». «Non respingeremo nessuno tra quanti siano minacciati dalla guerra ma se questo afflusso continuerà immutato nelle settimane a venire – ha avverto il diplomatico – la situazione diverrà difficile per il paese».

Un problema che non riguarda solo la Polonia ma anche la Moldavia con 100 mila profughi a fronte di una popolazione di due milioni di abitanti, la Romania con più di 300 mila profughi e la stessa Germania dove il numero degli ucraini arrivati oscilla ormai tra i 200 e i 300 mila. Numeri più contenuti per l’Italia, dove fino a ieri sera gli arrivi registrati erano 67.885. Non a caso Mario Draghi ha ricordato come la gestione di una simile moltitudine di persone non può riguardare solo l’Europa. «E’ un dramma umanitario che va affrontato a livello mondiale, in sede Onu», ha detto il premier a margine dei tre vertici – Nato, G7 e Consiglio europeo – che si sono tenuti a Bruxelles.

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La questione è stata affrontata anche nel G7 dei ministri dell’Interno – che si è tenuto sempre ieri – e sarà sul tavolo del vertice dei ministri dell’Interno dei 27 previsto per lunedì. Va detto che negli ultimi giorni si è registrata una flessione nel numero degli arrivi, dovuta però probabilmente solo alle maggiori difficoltà che chi fugge incontra nel raggiungere le frontiere dell’Unione. Nel corso del G7 il ministro canadese ha reso noto di aver ricevuto già 30 mila richieste di ingresso.

Il Canada offre un permesso di soggiorno valido per tre anni con la possibilità di trasformarlo in definitivo e facilitazioni nei ricongiungimenti familiari. Anche dal Giappone è arrivata disponibilità all’accoglienza, sebbene non siano stati fatti numeri, mentre la ministra dell’Interno britannica Priti Patel ha parlato di 30 mila ucraini già presenti nel paese con la previsione di arrivare fino a 100 mila. Per quanto riguarda gli Stati uniti c’è invece la disponibilità ad accogliere fino a 100 mila persone. Per l’Italia la ministra Lamorgese ha spiegato che dei circa 70 mila arrivi «il 90 per cento è rappresentato da donne e minori e ne abbiamo in accoglienza un numero limitatissimo, sotto i 5 mila perché in molti si sono rivolti a parenti o amici ucraini».

Numeri che per quanto importanti, sono ancora del tutto insufficienti a far fronte alla più grande crisi dalla fine della Seconda guerra mondiale. Per questo nel vertice Gai di lunedì la commissaria agli Affari interni Ylva Johansson presenterà una sorta di mappatura dell’accoglienza nell’Unione che dovrebbe servire a una migliore distribuzione delle persone tra gli Stati membri: «I miei servizi ha spiegato la commissaria – hanno creato un indice per vedere quanti rifugiati ucraini sono ancora in ciascuno Stato».

Il numero verrebbe poi confrontato con le richieste di asilo ricevute dagli stessi Stati l’anno scorso e con le loro dimensioni in modo da capire quali tra questi si trovano oggi in maggior difficoltà. Ne frattempo la Germania ha annunciato per oggi un ponte aereo per il trasferimento degli ucraini che si trovano in Moldavia.

C’è poi la questione aiuti economici. Il consiglio europeo darà oggi il via libera alla proposta della Commissione di stanziare ulteriori 3,5 miliardi di euro da destinare ai paesi maggiormente impegnati nell’accoglienza.