La Ue promette di «accelerare» autorizzazione, produzione e distribuzione dei vaccini e della vaccinazione, ma non fa il passo di imporre alle case farmaceutiche l’abbandono temporaneo della proprietà intellettuale, per permettere un brevetto universale. Al Consiglio europeo straordinario in video-conferenza, ieri, i leader hanno chiesto alla Commissione di essere meno conciliante con i laboratori che non rispettano i contratti. Tra questi, Mario Draghi, al suo esordio. Belgio, Danimarca, Spagna, Polonia e Lituania hanno chiesto al presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, un sostegno più deciso ai fabbricanti europei di vaccini.

Grande prudenza anche sui certificati di vaccino, per poter viaggiare, chiesto con forza dalla Iata, l’organizzazione delle compagnie aeree: per la Ue fino a quando le dosi non saranno disponibili per tutti, è prematuro. Ma alcuni paesi già stanno preparando le pratiche. La Commissione condanna «mosse unilaterali»: «Non possiamo avere dei cittadini israeliani o britannici con dei privilegi mentre quelli dell’area Schengen sono esclusi» affermano, in riferimento agli accordi fatti dalla Grecia con Israele e la Gran Bretagna. Ma l’idea greca del «passaporto» è appoggiata dai paesi turistici, Cipro, Spagna, Malta, Portogallo, Italia e anche Estonia. La Commissione insiste sulla necessità di un «approccio comune».

Il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, ha condannato i tentativi di trovare delle soluzioni nazionali: «Sono fortemente contrario a qualsiasi accordo bilaterale e vi chiedo di essere chiari nel rifuggire ogni tentazione di nazionalismo sui vaccini». Sassoli ha ricordato che la strategia europea, di acquisti comuni, «ci ha permesso di evitare la concorrenza tra paesi europei e di impedire che i paesi ricchi si accaparrassero la maggior parte dei vaccini». Al Consiglio, la questione della solidarietà con i paesi poveri è stata al centro della discussione. Ieri, per la prima volta il meccanismo Covax, messo a punto dall’Oms e finanziato dalla Ue con 1 miliardo di euro, ha fatto arrivare delle dosi in Ghana. Il Portogallo ha annunciato di voler destinare un milione di dosi verso le sue ex colonie africane. Emmanuel Macron ha parlato delle 13 milioni di dosi per il personale sanitario africano e ha ricordato ai reticenti – tra cui spicca Draghi – che «equivale allo 0,4%» dei vaccini in Ue, Usa e Giappone, «non ha impatto» per la campagna da noi.

Anche il blocco dell’export è controproducente, «bisogna evitare la frammentazione della produzione mondiale» ha detto Macron.

La solidarietà internazionale resta basata sul volontariato. Il comitato di bioetica dell’Unesco ha chiesto un «cambio di direzione» nella strategia dei vaccini, per considerare i vaccini «un bene pubblico mondiale», perché ci sia una distribuzione equa e non siano più «un privilegio» per chi paga di più. Aumentano le pressioni sul Wto (organizzazione mondiale del commercio) per una sospensione temporanea della proprietà intellettuale dei vaccini durante la pandemia. India e Sudafrica erano stati i primi paesi a chiederlo, adesso sono più di 100 ad aver sottoscritto. L’Unione africana è scesa in campo, ma la Ue e gli Usa restano reticenti. L’Oms ricorda che ancora 130 paesi nel mondo non hanno ricevuto nessuna dose, mentre il 75% dei vaccini somministrati lo sono stati in 10 paesi. Risposta aggressiva del capo della Federazione internazionale dell’industria farmaceutica, Thomas Cueni: «Se non ci fossero i diritti della proprietà intellettuale, non sarebbe stata distribuita nessuna dose».

Le commissioni Envi (Ambiente, Salute, Sicurezza alimentare) e Itre (Industria, Ricerca e Energia) del Parlamento europeo hanno audizionato ieri 4 ceo della Big Pharma, Pascal Soriot di AstraZeneca, Stéphane Bancel di Moderna, Franz Werner Haas di Curevac e Stan Erck di Novavax. Cento europarlamentari, in una lettera hanno chiesto al Consiglio europeo di recidere il legame tra la proprietà del brevetto e la licenza esclusiva, per permettere una licenza universale temporanea. Anche il Wto prevede questa possibilità in caso di emergenze gravi (sono gli accordi Trips, anche l’art.122 dei Trattati europei prevedono di imporre «misure adeguate» in caso di gravi difficoltà di approvvigionamento). Il gruppo S&D è uscito deluso dall’incontro con Big Pharma, solo «scuse dubbiose» per giustificare i ritardi: «Non è accettabile – dicono i socialisti europei – l’Europa ha pagato in anticipo con denaro pubblico, ogni giorno di ritardo è un danno per la salute e la ripresa economica».