Basta facilitazioni nel concedere visti di ingresso ai funzionari del regime bielorusso di Alexander Lukashenko. A proporlo è stata ieri la Commissione europea come risposta alle «aggressioni» di Minsk che da mesi utilizza i migranti come pacchi, spingendone migliaia ad attraversare le frontiere con la Polonia e la Lituania. Confini europei, come ha ricordato ieri la commissaria agli Affari interni Ylva Johansson per la quale «non dobbiamo essere ingenui, Lukashenko sta provando ad aprire una strada che potrebbe far arrivare nell’Unione europea terroristi ed estremisti» come vendetta per le sanzioni già adottate da Bruxelles contro Minsk.

Adesso spetterà ai ventisette rendere operativo il nuovo giro di vite (che non riguarderà però i cittadini bielorussi) mettendo così la parola fine a un accordo siglato appena un anno fa con la Bielorussia proprio per facilitare l’ingresso di delegazioni ufficiali e membri dei governo e del parlamento.
Le nuove misure restrittive sono contenute nel pacchetto migratorio presentato ieri a Bruxelles e che va ad aggiungersi al Patto su immigrazione e asilo illustrato a settembre 2020 dalla Commissione europea, ma rimasto per tutto questo tempo inapplicato. L’obiettivo dichiarato adesso è quello di colpire i Paesi che secondo Bruxelles favorirebbero la tratta di esseri umani limitando come ritorsione la concessione di visti di ingresso in Europa e bloccando gli aiuti finanziari.

E’ il bastone che Bruxelles agita dopo aver promesso, proprio con il Patto di un anno fa, l’opposto di quanto minaccia di fare oggi, ovvero aiuti alle economie locali e più visti per entrare legalmente in Europa ai Paesi di origine dei migranti disposti a bloccare le partenze di quanti sognano di raggiungere l’Europa.

Sanzioni a parte Bruxelles insiste sull’utilizzo di tecnologie per la protezione delle frontiere esterne dell’Ue nonostante un lieve calo degli arrivi irregolari, passati dai 140 mila del 2019 ai 124 mila del 2020. Flessione dovuta anche alla pandemia. «Adesso aumenteranno probabilmente non di molto ma prevediamo un aumento», ha aggiunto Johansson. Discorso diverso per l’Italia, Paese che una relazione dell’Unione europea riconosce essere «sotto pressione» a causa di un aumento significativo degli sbarchi: +82% nel 2021 in prevalenza da Libia, Tunisia e Turchia.

Non a caso il governo italiano è quello che più insiste per arrivare a una modifica del Patto immigrazione che preveda una maggiore assunzione di responsabilità da parte dei ventisette. «Abbiamo chiesto una redistribuzione obbligatoria dei migranti a livello europeo e penalizzazioni economiche per chi non dovesse accettare», ha ripetuto anche ieri la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese parlando al Festival delle città. Richieste destinate a rimanere per ora inevase, almeno stando a quanto affermato una decina di giorni fa dal vice presidente della Commissione Ue Margaritis Schinas che, proprio a Roma, ha confermato come di modifiche al Patto se ne parlerà solo dopo le elezioni francesi del prossimo anno.

A ben guardare dunque, la misure che colpiranno la Bielorussia sono l’unica vera novità di ieri. Con il rischio che anche in questo caso a fare le spese dello scontro in corso da mesi tra Minsk e l’Ue siano come sempre i migranti. Più poveri disperati usati da Lukashenko che terroristi, come dice di temere la commissaria Johansson, visto che nei giorni scorsi ne sono morti cinque per la fatica e il freddo e che da settimane il governo polacco tiene bloccati alla frontiera uomini, donne e bambini limitando loro anche l’assistenza sanitaria. Un comportamento che mette in imbarazzo anche Bruxelles: «In merito alla legislazione polacca sui respingimenti la Commissione ha molti dubbi e dobbiamo discuterne con le autorità polacche», ha ammesso Johansson.