«Tengo in poco conto le minacce, soprattutto le minacce di questo tipo» dice con tono quasi di sufficienza il premier austriaco Sebastian Kurz, presidente di turno dell’Unione europea ma soprattutto uno che in teoria dovrebbe essere un alleato di Matteo Salvini. Le sue parole sono state solo l’inizio di una giornata che ha rappresentato una sconfitta a tutto campo per la coppia Salvini-Di Maio, che solo ventiquattro ore prima avevano minacciato di non pagare più 20 miliardi di euro di contributi se ieri da Bruxelles non fosse arrivata una soluzione ai migranti chiusi da giorni sulla nave Diciotti. La soluzione non solo non è arrivata ma nella riunione di ieri, convocata appositamente dalla Commissione europea, al rappresentante del Viminale è stato fatto presente che non è certo alzando la voce e minacciando che in Europa si risolvono i problemi. «I ricatti del governo – è stato spiegato – hanno peggiorato il clima». Un esito che a Roma provoca la reazione del premier Giuseppe Conte, per il quale «l’Italia trarrà le conseguenze» di quanto accaduto». Con i due vicepremier che tornano di nuovo a minacciare di non versare il previsto contributo al bilancio europeo.

Peggio di così non sarebbe potuta andare. Al braccio di ferro voluto dal ministro degli Interni, Bruxelles ha risposto con determinazione col risultato, come facevano notare ieri sera fonti Ue, che adesso «l’Italia è ancora più isolata». E il peggio è che ora nel governo giallo verde nessuno saprebbe come fare per uscire dal vicolo cieco in cui l’ha portato il titolare del Viminale. La corda, infatti sarebbe stata tirata troppo per un’inversione di rotta e del resto è impensabile, nonostante i continui proclami di Salvini, continuare a tenere 148 uomini e donne già duramente provati dalla permanenza in Libia ancora prigionieri sulla Diciotti.

Specie al Viminale l’irritazione sarebbe soprattutto verso il presidente del consiglio Conte. «Adesso ci pensa lui a tiraci fuori da questa situazione», si sarebbe sfogato Salvini con i suoi collaboratori più fidati. «Per giorni ci ha detto di stare calmi perché stava trattando con l’Europa e che avrebbe risolto tutto, ma così non è stato». Non si salverebbe neanche Enzo Moavero Milanesi. Per giorni il ministro degli Esteri si è mosso contattando i partner europei ma, avrebbe detto Salvini, «lo ha fatto troppo tardi e comunque solo dopo la nostra sollecitazione». Per di pi ieri Moavero ha ribadito che «pagare i contributi all’Ue è un dovere legale dei membri».

A far male è soprattutto la constatazione che a Bruxelles le minacce italiane non hanno impressionato più di tanto. Nelle speranze di Roma la riunione di ieri avrebbe dovuto portare a un meccanismo di condivisione dei migranti che arrivano in Italia. Quello che è stato presentato è invece un documento in cui si affrontava sì la redistribuzione dei migranti ma solo di quanti hanno avuto il riconoscimento dello status di rifugiato e non dei tutti i richiedenti asilo. Ribadendo per di più l’obbligo di accoglienza per il Paese di primo approdo. Insomma quello che prevede già adesso il regolamento di Dublino con solo qualche leggera modifica. Visto il documento, al rappresentate italiano non è rimasto altro da fare che alzarsi e lasciare la riunione.

Il premier Conte parla di «ipocrisia» dell’Unione europea e promette di «trarne le conseguenze». Difficile dire cosa significa. Non pagare i contributi dovuti significherebbe mettere di fatto l’Italia fuori dall’Unione europea. «Sarebbe la prima volta nella storia dell’Ue», avverte il commissario europeo al Bilancio Gunther Ottinger, per il quale come minimo l’Italia dovrebbe prevedere gli interessi sul ritardato pagamento. Ma non solo: «Si tratta di una violazione degli obblighi dei trattati e porterebbe a possibili ulteriori pesanti sanzioni». Pur escludendo, come ha fatto ieri Di Maio, lo scenario più catastrofico come una possibile uscita dell’Italia dall’Ue, l’ipotesi di bloccare i pagamenti non è però esclusa del tutto. Un po’ convinti e un po’ forse perché costretti dalla situazione, i due vicepremier l’hanno ribadito ancora ieri sera. Più realisticamente, Conte non esclude invece la possibilità che l’Italia si metta di traverso cominciando a porre il veto sulle questioni più importanti che verranno discusse in futuro a Bruxelles. Salvini intanto cerca alleati. La prossima settimana vedrà il premier ungherese Viktor Orban che condivide in tutto e per tutto le sue decisioni sui migranti. Ma che non ci pensa neanche a prenderne qualcuno per aiutare l’amico leghista a uscire da una situazione che diventa sempre più complicata.