Torna alta la tensione tra Ucraina e Russia. Ieri mattina nel porto di Odessa le autorità di polizia ucraine hanno sequestrato una petroliera battente bandiera russa. Secondo gli agenti di frontiera ucraini non sarebbe altro che la nave Neyma, ora ridenominata Nika Spirit, che avrebbe partecipato al blocco del canale di Kerch nel novembre scorso. In quella occasione la marina russa bloccò 3 navi militari ucraine e arrestò 24 marinai ancora oggi detenuti in Russia. Nella crisi politica che se seguì, la Ue impose ulteriori sanzioni contro la Federazione.

Sulla nave si troverebbero 15 persone dell’equipaggio, tutte di nazionalità russa mentre il carico consterebbe di 2 mila tonnellate di greggio.

La reazione del ministero degli esteri russo è arrivata presto ed è stata molto dura. In un comunicato diffuso nel pomeriggio si «richiede l’immediata liberazione di tutti i marinai e l’immediato dissequestro della nave… non vogliamo pensare che le autorità ucraine vogliamo usare il personale di bordo come ostaggi: in tal caso le conseguenze potrebbero essere incalcolabili». Per il Mosca l’ipotesi di scambio tra militari ucraini e civili russi è considerata una «provocazione».

Il vice ministro degli Esteri Grigory Karasin ritiene che ci sia una spaccatura nella leadership ucraina: «Qualcuno a Kiev vuole continuare con le gravi provocazioni nello stretto di Kerch e Zelensky dovrebbe chiarire la sua posizione». Non più tardi dell’altro ieri era circolata insistentemente a Kiev la voce di una prossima possibile liberazione unilaterale dei 24 soldati ucraini da parte russa, che avrebbe facilitato il rilancio della trattativa anche sul Donbass.

In serata è giunta la notizia della liberazione da parte ucraina di 10 dei 15 marinai della nave cisterna, rilasciati senza che fosse mossa contro di loro alcuna accusa.

Un gesto di buona volontà che non ha placato però l’ira russa. Il membro della commissione per gli affari internazionali della Duma Sergey Zheleznyak ha affermato che la Russia potrebbe sollevare la questione del rilascio di una nave cisterna detenuta dall’Ucraina nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. «Kiev viola non solo la legge del mare, ma anche quella internazionale. Restiamo in attesa di scuse ufficiali» ha concluso Zheleznyak.