Anno 1986, Lunedifilm recitava la Rai, e come sigla che precedeva il film, sulle immagini dei loghi delle major hollywoodiane c’era un frammento degli Stadio e di Dalla che canta duvudubà. Ecco l’origine di duvudubà, titolo della raccolta di 70 brani rimasterizzati pescati tra lo sterminato e magnifico percorso musicale di Lucio Dalla in occasione pretesto del suo, mancato, settantacinquesimo compleanno. Con tanto di ciliegina sulla torta di un brano inedito: Starter. E qui i malfidenti cominceranno a storcere il naso perché Lucio ci ha lasciato sei anni fa e rovistare tra le sue cose per spremere nuova linfa sembrerebbe sconveniente. Con tutto l’affetto e la sensibilità già Ron aveva portato a Sanremo Almeno pensami, ora ecco Starter.

In sede di presentazione Marcello Balestra, abituale collaboratore di Dalla, ha voluto precisare che esistono altri materiali, insufficienti per confezionare un disco vero e proprio, ma che comunque in futuro potranno essere usati. In particolare Starter era stato registrato (e arrangiato) da Lucio nel periodo del tour con DeGregori Work in progress, e il coautore del brano Tullio Ferro ha aggiunto un assolo di sax baritono, per il resto erano scelte artistiche di Lucio. Come quell’invito «senti che bello, lascia suonare» all’inizio del brano quando lo squillo di un telefono entra nella registrazione. Nessuno ha quindi intenzione di stravolgere l’eredità artistica di Lucio. Lo ha ricordato anche Walter Veltroni in veste di amico di Dalla che ha sottolineato come pur non essendo politicamente inquadrato Lucio avesse fatto le sue scelte, confortate anche da un passaggio del brano inedito quando dice «Vai più forte su quel muro che lo buttiamo giù», perché lui era un tipo da ponti, non da muri, un poeta della libertà. A supporto del brano un video di Ambrogio LoGiudice, anche lui collaboratore abituale di Dalla, alle prese con una scelta difficile: realizzare un video senza l’artista e non per scelta. E allora ha preso le cuffie e le ha piazzate su ignari ascoltatori del brano riprendendone le reazioni tra Bologna e Cattolica.

Il risultato è curioso perché Lucio è conosciuto e riconosciuto da tutti e quindi le reazioni, appena lo riconoscono, sono spontanee, poi alla fine coperto da un sax ripreso dal basso c’è anche lui. Il grande Lucio: occhialini, cappellino, e luna e soprattutto musica geniale e sublime che riaffiora nei brani che ripercorrono tutta la sua carriera. Carriera che ha accompagnato un’intera generazione portandola oltre le sonorità pop senza rinnegare nulla, alzando il livello da parte di un divoratore di curiosità cresciuto a jazz e sensibilità, generoso con tutti e grande bugiardo. Ma non per interessi meschini, Lucio era un affabulatore, un travisatore della realtà che trasformava in altro, più avvincente, emozionante. E secondo Veltroni questo lo accomuna con Fellini, altro stupendo bugiardo cronico. Sony, che edita l’operazione duvudubà (4cd e un denso volumetto a cura di John Vignola) dice che Dalla è tra i più scaricati dai giovani in Rete. Quando si è grandi si entra in una dimensione senza tempo.