E vorrei lanciare un urlo come fosse quello di Ginsberg poeta (o quello di Munch pittore), – Ho visto le mgliori menti della mia generazione distrutte… – E approfitto dello spazio cartaceo che mi dà il Manifesto. E vorrei fosse il grido dell’anima. Ma gli è che questo spazio mi tocca solo in occasione di morte. Ma allora vorrei che Matteo Salvadori l’amico musicista intonasse – File di case premono su di me su di me… – ed è Street Spirit dei RadioHead, che lui insegna alla chitarra a Tommi, il nostro ultimo dei nipoti. È scomparso il 24 settembre Tommaso Borgstrom, direttore della fotografia, 51 anni. Non vedremo più il suo sorriso, ha detto la mamma sul giornale. Io lo penso sempre, da quando all’improvviso me l’hanno comunicato. Adesso sono desolato di non aver potuto finalmente fargli fare un secondo lavoro pagato nel mio prossimo film con Isabelle Huppert, stavolta regolare coproduzione italo-francese. Sì, perché è così. Lui ha lavorato con me mai con soldi, salvo Appassionate, 1999. Questo vorrei farlo sapere a tutti in primo luogo e io mi sento in debito verso lui e la sua generosità. È stata Fiorella Amico a presentarci, fine 1993, altro secolo (moglie di Gianni, regista scomparso, a sua volta montatrice dei miei 35mm). Lui aveva lavorato con Tonino Nardi. Tommaso non c’è più, mi ripeto, e questo è la cosa più ineluttabile che possa succedere nella vita. Non ci sei più, ma ci sei per i vivi che ti portano dentro. Io posso solo dedicargli quel film che avrebbe dovuto fare tra pochi mesi (pochi mesi!) con me, il nostro secondo con Huppert. Lo farò con lui, in spirito. Lui è il direttore della fotografia dei miei 35mm. e ci tengo a sottolineare la risaputa importanza della fotografia in cinema. Tra ’93 e ’94, quando non aveva ancora trent’anni, c’è stato Piccoli orrori, «un’enciclopedia tascabile del vivere», girato in diverse parti d’Italia.
PROVINCE LONTANE
Apposta creai la Lontane Province Film e vi spesi la mia liquidazione d’insegnante, ci fu solo l’aiuto di Fuori Orario. Trovai in lui la stessa mia voglia di andare, di liberarmi esprimendomi; da subito Tommaso fu speciale per velocità, prontezza e capacità. Subito dopo, tra 1995 e ’97, ci fu una trilogia in 35mm., Sorrisi asmatici, Sirene e Sireni esplorano la Terra. Stavolta però iniziammo all’estero, a Dunkerque, e proseguimmo poi a Rotterdam e in seguito in diverse parti d’Italia, dal Nord al Sud, là dove si trovava l’aiuto di festival o enti locali. Io e Tommaso ci trovavamo uniti dallo stesso spirito nomade-vagabondo nell’esplorazione del nuovo, al di là della differenza d’età. In lui forse c’era lo spirito avventuroso del padre svedese, venuto prima a Roma e stabilitosi infine in Africa. Nel n.1, Fiori del destino, e nel n.3, Interminabile illusione, compare Paola Sabriani la sua compagna, conosciuta a Roma, ma residente a Bath, prima incinta e poi con in braccio Blu la bimba. Nel 1999 arriva Appassionate, produzione Donatella Palermo, che si svolge nello scenario di Napoli (di cui Tommaso seppe esaltare i colori), e quella è stata l’occasione per pagare non solo Tommaso ma anche attori e attrici che avevano lavorato in Piccoli orrori. Ricordo che nella prima scena girata m’accorsi che il traffico era stato bloccato e mi stupii. Volli che non lo si facesse più, perché altrimenti Napoli non era più Napoli. Resi però così il lavoro molto più faticoso per la troupe. Girammo nella Napoli dei vicoli, la più umile ma vera, e Tommaso condivise totalmente quello spirito, nonostante costasse maggior fatica. Ricordo la scena di Iaia la sposa mancata e lo sposo in un mercato popolatissimo. Ma come posso io parlare di Tommaso nel mio cinema? Dovrei parlare dei film che ha fatto anche con gli altri registi. Tra questi, Luna rossa di Antonio Capuano, il film con la regista rom Laura Halilovic e quelli di Giada Colagrande. Lui aveva filmato Giada nel carcere di Pozzuoli in Appassionate, le carcerate nel cortile nell’ora d’aria, e poi sotto le docce che allegre schiamazzano. Così in cella aveva filmato Galatea che continua a rivedere Salvatore il revenant… Dal 1994 al 1999, cinque anni di corsa. Lui poi passò a vivere in Inghilterra con Paola e Blu e a lavorare anche là, e adesso a Roma era da tanto con Olivia Sleiter di cui sapevo perché lui la nominava sempre.
MÉDÉE MIRACLE
Nel maggio 2006, a Pantin nella banlieu di Parigi, abbiamo girato in video Médée Miracle con Isabelle Huppert. Furono due settimane di riprese che iniziavano secondo l’orario delle prove all’Odéon di Isabelle con Bob Wilson (Quartett di Heiner Muller). Un film fuori degli schemi produttivi regolari dove di nuovo nessuno venne pagato, con un’attrice come Isabelle, fatto da me con l’aiuto di tutti gli amici. Un’esperienza intensissima (lo disse anche lei, Isabelle, molto contenta di Tommaso divenuto suo complice), indimenticabile, in cui Tommaso filmava in strada senza cavalletto, con la camera in spalla e nei décors reali, un bar, un ristorante, un ospedale, un appartamento. Dopo Médée Miracle, a Parigi lui lavorò per Que faire? – che fare? (da N.Tchernycevski) di Ozan Tea (Les pieds nus), teatro e cinema. Ozan, il curdo esule dalla sua terra a Parigi, nell’82 ha accompagnato a Cannes Yilmaz Guney con Yol e nell’84 è stato suo aiuto per l’ultimo film Il muro. Adesso Ozan farà un montaggio di tutti i pezzi filmati in cui c’è Tommaso. Sul set di Médée Tommaso ha anche incontrato Maria de Medeiros e lei, per il suo recital di canzoni a Roma, gli ha chiesto di fare le luci. Ma che segnale la vita ha voluto dare a me, a noi, sottraendoci Tommaso? E come ogni volta che qualcuno caro scompare, ti chiedi perché. E pensi che non è giusto, in primo luogo per lui. Lui nel mio cinema era la mia seconda anima. Nella mia personale «Spoon River», compare sempre pronto a vivere le occasioni che la vita ci ha offerto, dandovi la sua generosa totale partecipazione. – E mi dissolvo ancora e mi dissolvo di nuovo./ Immergi la tua anima nell’amore – Finisce Street Spirit dei RadioHead. Ma come poter dire di Tommaso, del suo ridere?