Lucas Santtana è uno dei nomi più spendibili al mondo e nel mondo per raccontare qualcosa di significativo sulla nuova scena musicale  brasiliana. Per via dell’appeal decisamente internazionale, che non deriva necessariamente dalla scelta di cantare in inglese alcuni dei suoi brani ma è figlio anche di ascolti, passioni, curiosità più marcate rispetto alla media, e della capacità di rastrellare nel tempo e nello spazio gli spunti sonori che lo attraggono di più e ricompattarli in qualcosa di personale e coerente, che ricerca freschezza e modalità accattivanti senza infingimenti, con molta semplicità e solida ispirazione…

Santtana – le due “t” aiutano i motori di ricerca a non confondersi – è maestro nell’arte di mescolare pop e avanguardia, una sempre più proverbiale capacità della musica brasiliana di oggi. Un “oggi” dinamico e inclusivo, sem nostalgia, che non è chiaro dove inizia e quando finisce, fatto di spunti regionali ed elettronica lo-fi, di smagliante forma canzone e gusto del rumore, di samba pagode e funk, ipertrofie ritmiche e lirismi struggenti, il tropicalismo storico, il clube de esquina e Beck. E personaggi così, apparttenenti a una generazione di artisti-operai (definizione di Romulo Froes), padroni di tutto il ciclo produttivo che scaturisce dalla loro creatività.

Dopo Sem Nostalgia e O Deus que Devasta Tambem Cura, dischi a loro modo folgoranti, che lo hanno portato inevitabilmente a misurarsi con una scena molto più grande dello sterminato Brasile, arriva con Sobre Noites e Dias a pretendere ancora di più dal suo spirito seduttore…

Sarà il fulcro dei tre concerti italiani di questi giorni, venerdì 28 al Locomotiv Club di Bologna, sabato 29 al Biko di Milano e il 30 al teatro Quirinetta di Roma. L’appuntamento romano in particolare è per le 19, preceduto dal dj set di Roberto Lyche di Lusofonie e seguito dalla proiezione del documentario di Marcelo Machado, Tropicàlia. In tutte e tre le occasioni il live di Santtana (con Caetano Malta alla chitarra e al basso e Bruno Buarque ai sampler e alle percussioni) verrà preceduto da quello di Estère, rivelazione afro-neozelandese che lavora  materiali di altra natura ma in modo affine a quello del musicista brasiliano.