Il paese è sconvolto dall’arresto di Mimmo Lucano e anche spaventato per la possibile perdita di posti di lavoro. Le cooperative che ruotavano attorno al progetto Riace davano lavoro a oltre 80 persone. Si tratta di giovani impiegati in diversi settori: dall’assistenza diretta ai migranti all’accudimento dei bambini nell’asilo etnico.

«PRIMA I RIACESI» diceva ironicamente Mimmo parafrasando lo slogan sovranista, ma qui i riacesi lavoravano davvero e con loro tutti i negozi convenzionati con il comune che accettavano la moneta stampata con i volti di Peppino Impastato, Mandela ,Che Guevara. Nella stanza del sindaco, nel Municipio, c’è un cartello per gli orari di ricevimento, e c’è scritto «i cittadini si ricevono sempre», anche perché non c’è bisogno di andare al comune per parlare con Mimmo: lo si incontra per strada e tutti lo fermano per qualsiasi problema. È facile vedere qualche dipendente del comune con fascicoli sotto braccio alla ricerca di Mimmo per la firma di qualche documento.

IL SINDACO, nell’inchiesta, viene accusato di non far pagare le carte d’identità agli immigrati, ma questo vale per tutti i riacesi, che non solo non pagano le carte d’identità, ma neanche il suolo pubblico, e sulle bollette dell’acqua ci sono solo le spese per il mantenimento degli impianti. L’anno scorso è stato inaugurato un ambulatorio medico dove medici volontari ogni settimana fanno visite gratuite a tutti, riacesi o immigrati che siano. Non lo vorrebbero tutti un sindaco così? E infatti Mimmo è amato dai riacesi tanto da essere stato votato due volte di seguito a dispetto delle grandi alleanze fatte dai suoi avversari, spesso legati a vecchi interessi democristiani. Si percepisce una doppia realtà a Riace e solo chi ci vive la avverte, c’è una Riace della marina ed una del borgo.

LE VOCI DEL BORGO dicono che il sindaco «è una persona che si è messa a disposizione su tutto, non posso parlarne male», come spiega la proprietaria di un negozio alimentari, sposata con un immigrato. Una donna lì per fare la spesa aggiunge, «questo paese fino a qualche anno fa era completamente abbandonato, non c’era niente, i negozi stavano chiusi ora è tutto vivo». Anche nel bar di fronte i sentimenti per il sindaco sono gli stessi «se tutto fallisce- dice il proprietario- dobbiamo solo chiudere, e quello che mi fa rabbia è che solo dopo si accorgeranno della grandezza di quanto Mimmo ha creato».

LA MARINA INVECE ha qualche risentimento con il sindaco perché sulla costa si ritengono abbandonati, in quanto tutte le attività – specie in estate – in gran parte si svolgono a Riace superiore. Un risentimento covato soprattutto da chi ha attività commerciali, in maggioranza sono turisti ed emigrati riacesi che tornano in estate e per le feste patronali. Ma non solo. È alla marina che Mimmo – appena eletto sindaco – ha cambiato la toponomastica: ora le strade si chiamano Impastato, Falcone , Borsellino; è alla marina che sono stati confiscati pochi mesi fa terreni e ville di un boss mafioso di Gioiosa Ionica; è alla marina che Mimmo Lucano ha bloccato l’edificazione di nuovi alberghi e villaggi, l’apertura di stabilimenti balneari e sequestrato un parcheggio finito nelle mani di un privato.

È fin troppo chiaro che gli interessi veri sono alla marina e non nel borgo semi abbandonato ed oramai nelle mani di chi lavora con gli immigrati. È alla marina che è stata aperta una sede della Lega di Salvini da ex componenti dal passato fascista. È fin troppo chiaro che alla marina sia più facile alimentare vecchi rancori provenienti dalle tante sconfitte elettorali che da 10 anni escludono la destra dal panorama politico riacese. L’opposizione a Lucano esce rafforzata da questa inchiesta e dagli arresti del sindaco.