«Settant’anni fa siamo partiti dicendo “mai più la guerra”, 70 anni dopo dobbiamo dire “mai più morti per fame e mai più morti nel Mediterraneo”. Solo dal basso potremo riformare l’Ue»: così il presidente del parlamento europeo, David Sassoli, ha aperto ieri la giornata dedicata alla Dichiarazione Schuman, che ha segnato l’inizio del processo d’integrazione dei paesi dell’unione. Tra gli invitati in videoconferenza Luca Casarini, capo missione dell’ong italiana Mediterranea Saving Humans.

Casarini, i sovranisti come l’hanno presa? Lega e FdI hanno protestato.
Si saranno dispiaciuti. È stata un’occasione importante, abbiamo chiesto l’attribuzione per la nostra nave della bandiera europea. L’effige dell’Ue dovrebbe essere in tutte le pratiche di solidarietà. Nei due mesi di confinamento per il lockdown non hanno brillato i governi o i comitati scientifici, sarà invece forte il ricordo dei sanitari e di chi si è impegnato dal basso. Abbiamo chiesto la bandiera perché la prossima volta che ci fermano in mare devono dire chiaramente che fermano l’Ue.

Come si riforma l’unione?
Ripartendo dalle fondamenta, verificando a che punto siamo arrivati. Il paradigma è quello che accade nel Mediterraneo, la verità non l’immagine edulcorata dei comunicati stampa o delle agenzie militari europee. Quello che facciamo nel Mediterraneo è costituente dell’Ue, come insegnano Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira.

Porti chiusi, blocco a terra delle navi ong, i governi danno sempre la stessa risposta alle migrazioni.
Il Mediterraneo è il teatro della politica di esternalizzazione delle frontiere Ue, quasi lo si vorrebbe interrare in modo da non dover più applicare il diritto del mare. Così è diventato una delle frontiere più pericolose al mondo. Ma non lo si può trasformare in fossato a protezione della fortezza Europa, pretendendo anche di decidere le sorti dei paesi dell’altra sponda. Chi attua queste politiche sabota dall’interno la costruzione politica dell’unione. Quello che accade in Libia è la dimostrazione: ognuno fa per sé alimentando una guerra per procura su petrolio e risorse, secondo un copione sempre utilizzato in Africa. Dentro questo vuoto politico accadono i disastri. Orrori che attengono a uno stato di eccezione che permette grandi affari.

Cosa chiedete al’Ue?
Un’operazione umanitaria in Libia che l’Europa, per rifondarsi, deve affrontare. Ci vogliono corridoi legali per superare le frontiere. Le ong praticano i canali umanitari dal basso, facendo quello che le istituzioni non hanno il coraggio di fare, permettendo così a mafie e trafficanti di prosperare. Al parlamento ho ricordato che i carcerieri libici sono finanziati con tanti soldi europei, anche dal Programma di cooperazione e sviluppo per l’Africa, che vengono date loro le motovedette per catturare quelli che fuggono. Politiche Ue portate avanti da destra e sinistra.

Sassoli ha ricordato i tanti morti in mare.
È stato grazie a una contro inchiesta di giornalisti italiani e maltesi, grazie a ong come Alarm phone, noi compresi, se è venuta fuori l’esistenza di flotte fantasma battenti bandiera libica utilizzate da Malta per fare deportazioni illegali. L’Oim stima in almeno 1.700 le persone riportate in Libia da gennaio, in totale violazione di leggi e convenzioni. L’ultima strage a Pasqua: su 12 persone morte, 3 erano a bordo della barca camuffata da peschereccio Dar Al Salam 1, inviata da La Valletta, che li ha riportati a Tripoli. I tre sono morti perché non hanno dato loro da bere. Tra i 51 portati nel campo di detenzione a ovest di Tripoli c’è una bambina di due anni. Questa strage è avvenuta a 30 miglia da Lampedusa, sotto gli occhi di tutti i governi e le agenzie europee, nessuno ha mosso un dito.

State per tornare in missione.
Ancora due settimane di lavori e poi salpiamo. Se ci fossero altri mezzi non servirebbe la società civile. In Italia vogliamo i migranti solo come braccianti, magari con permessi di un mese. Ma quale povertà politica dimostra chi dice che una persona è legale solo fino a quando raccoglie pomodori.