«Governiamo insieme alla Linke a Berlino, Brema e in Turingia, e non mi pare che lì sia scoppiato il comunismo né che gli scaffali dei supermercati siano vuoti».

Due settimane prima delle elezioni federali Kevin Kühnert, vicepresidente della Spd, lancia l’appello per non escludere la coalizione rosso-rosso-verde tra le possibilità dell’eventuale governo a guida socialdemocratica. Primo perché l’alleanza con i Grünen e la Sinistra, stando agli attuali sondaggi, supera la soglia del 51% al Bundestag, e secondo perché «continuare a escludere una realtà già funzionante in tre Land è la migliore assicurazione sulla vita di Cdu e Csu. Solo così risulta impossibile formare un esecutivo contro i democristiani».

MESSAGGIO DIRETTO soprattutto al candidato-cancelliere Olaf Scholz, ben orientato alla geometria politica con i Verdi («Potremo fare l’alleanza») ma più che freddo nei confronti della Linke per la sua opposizione al ruolo della Germania nella Nato, che per lui invece «è imprescindibile». Anche se Scholz in realtà evita accuratamente di accostare la Spd alla Sinistra soprattutto per non alimentare tra gli elettori moderati il “pericolo rosso” sbandierato in Parlamento dalla cancelliera Angela Merkel.

POCO IMPORTA se la Linke spinge affinché «tutti mostrino i loro colori prima del voto», come sottolinea la co-segretaria Janine Wissler, che continua a spendersi per l’alternativa social-ecologista: non più un’utopia da quando la Spd ha stabilmente superato la Cdu nei sondaggi. «Leggendo i loro programmi elettorali, Spd e Verdi dovrebbero ammettere che non possono fare un governo con Cdu o Fdp» spiega il co-segretario Dietmar Bartsch. In altre parole «l’aumento del salario minimo e la patrimoniale si possono fare solo con un’alleanza progressista. Quindi Scholz deve scegliere: noi o i liberal-conservatori».

NON È UN ULTIMATUM, ma il sintomo delle tensioni elettorali che circondano l’aspirante cancelliere Spd, già alle prese con il nuovo scandalo che investe il “suo” ministero delle Finanze.

Giovedì la Procura di Osnabrück, Bassa Sassonia, ha ordinato la perquisizione del dicastero nell’ambito dell’indagine sull’Unità informativa finanziaria (Uif), accusata di non aver trasmesso ai magistrati le informazioni su una transazione sospetta verso l’Africa connessa con il traffico di droga, armi e terrorismo.

Scholz ha criticato i metodi della Procura paventando il danno di immagine alla vigilia del voto, ma in “campo amico” è rimasto isolato sia dai Verdi che dalla Linke. I primi gli ricordano che la «vigilanza finanziaria non funziona, come già dimostrato con il caso Wirecard», i secondi precisano: «Sono anni che ci occupiamo del problema: la Germania è un paradiso per il riciclaggio». Prima di squadernare il curriculum politico di Scholz su Links Bewegt, il giornale on-line del partito.

Oltre agli scandali di Wirecard e dell’Uif «da sindaco di Amburgo Scholz dispensò Warburg Bank dal rimborso di 47 milioni di euro al locale ufficio delle imposte», certifica la Linke, e a proposito di immagine (e danni) ricorda quando «organizzò il G20 ad Amburgo nominando a capo delle operazioni di polizia un integralista che provocò l’escalation contro i manifestanti anche prima delle proteste, con il risultato di centinaia di feriti e la polizia che inseguiva e picchiava i manifestanti». Nella Sinistra non dimenticano poi che il candidato Spd «figura tra i responsabili dell’Agenda 2010 voluta dall’ex cancelliere Gerhard Schröder che limitò le protezioni dai licenziamenti e ridusse la durata del sussidio di disoccupazione».

Ma la Linke tiene anche a precisare che il voto-utile a Scholz degli elettori di sinistra (tra i leitmotiv della Spd) non può funzionare: «Chi vuole un’alleanza di sinistra deve votare per il partito di sinistra. Solo così potremo fare pressione per la nascita della coalizione rosso-rosso-verde».

DEL RESTO, IL PROGRAMMA della Linke – a parte la Nato – è davvero integrabile con Spd e Verdi. Dal salario minimo a 13 euro al fondo di 20 miliardi per assicurare i posti di lavoro nell’industria, dal tetto sugli affitti (concepito proprio dal comune governo di Berlino) all’accoglienza dei profughi, fino alla patrimoniale e al potenziamento del trasporto su rotaia.