Alle 16.20 del 19 aprile 1943 il Dr. Albert Hofmann, chimico svizzero allora 37enne, fu la prima persona al mondo a sperimentare intenzionalmente gli effetti psichedelici dell’Lsd nei Laboratori Sandoz di Basilea (ora Novartis).

Ne ingerì 25 millesimi di grammo. Poco dopo le vertigini e le distorsioni visive lo convinsero a tornarsene a casa in bicicletta, accompagnato dal suo assistente. L’autoesperimento voleva confermare quanto provato tre giorni prima, quando ne aveva assorbito accidentalmente una goccia via pelle.

E intendeva riprendere certe intuizioni sulla sintesi iniziale, cinque anni prima, della dietilammide-25 dell’acido lisergico, un composto presente nell’ergot, un fungo parassita della segale.

Le riflessioni di quella giornata storica e le potenzialità della sostanza come strumento d’indagine in neurologia e psichiatria, sono state poi raccolte da Hofmann nel libro-memoria Lsd il mio bambino difficile (1979).

Nel saggio scriveva fra l’altro di aver «sperimentato un flusso ininterrotto di immagini meravigliose, forme straordinarie con un intenso gioco caleidoscopico di colori», senza nascondere qualche momento d’ansia. Un’esperienza decisamente fuori dall’ordinario che lo convinse a dedicare il resto della vita allo studio dell’Lsd e alla promozione della cultura psichedelica.

Il primo «trip» della storia, che aprì le porte (della percezione) a un’epoca nuova per la ricerca sugli allucinogeni.

Nei 15 anni successivi l’editoria medico-scientifica pubblicò oltre un migliaio di studi per il trattamento di disturbi quali schizofrenia, autismo, depressione, alcolismo, con riscontri generalmente positivi, perfino ottimisti.

Promesse bruscamente interrotte a metà degli anni ’60, in gran parte per via della diffusione incontrollata dell’Lsd dopo gli esperimenti cognitivi di Timothy Leary ad Harvard.

Il clamore legato a certi eccessi della controcultura e l’annessa campagna di disinformazione portarono a bandirne l’uso sia per scopi personali che scientifici.

Con il Controlled Substances Act voluto da Richard Nixon (1971) gli psichedelici furono inseriti nella classificazione più restrittiva prima in Usa e poi nel resto del mondo.

Fortunatamente negli ultimi tempi il fronte proibizionista va cedendo anche su questo terreno, con la ripresa degli esperimenti di 50 anni fa, dai test clinici con Mdma e psilocibina per la cura di Dpts, depressione e dipendenze, alle inedite scansioni hi-tech del cervello di soggetti sotto Lsd.

Oltre a sviluppi artistico-creativi e studi interdisciplinari nel campo emergente dell’espansione della coscienza e dell’alterazione della mente umana. Un vero e proprio rinascimento psichedelico che va innervando il pianeta.

Questo il contesto rimarcato dalla «giornata della bicicletta», nata nel 1985 come un evento locale organizzata dal Prof. Thomas Roberts presso la Northern Illinois University e divenuta celebrazione annuale che oggi interessa molte città e situazioni.

Sotto il titolo «75 anni di esperienze», la Maps (Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies) dedica all’evento l’intero mese di aprile, raccogliendo video-racconti («1-2 minuti per dire al mondo qual è per te l’importanza dell’Lsd») e proponendo dei webinar per saperne di più sul suo impatto in scienza, medicina, cultura, arte e politica.

Su Twitter l’hashtag #bicycleday va popolandosi di rilanci per eventi previsti da Baltimora a Los Angeles a Melbourne, con un intero fine-settimana nel centro di Basilea.

Il Dr. Hofmann, scomparso nel 2008 a 102 anni, va ringraziato per averci regalato una sostanza le cui potenzialità scientifiche meritano sempre più attenzione e rispetto.