Call of Cthulhu è il nuovo gioco di Cyanide (pubblicato da Focus Home Interactive per PC, PS4 e Xbox One) dedicato agli orrori lovecraftiani. Il gioco ci fa vestire in prima persona i panni di Edward Pierce, reduce americano della Prima Guerra mondiale in preda a quello che oggi potremmo definire Disturbo da Stress Post-traumatico ma che ai suoi tempi si limitava ad essere alcolismo e depressione. Per sbarcare il lunario fa l’investigatore privato e, a corto di casi e di soldi, finisce per accettare di investigare sulle reali cause della morte di un’intera famiglia in un incendio, apparentemente appiccato dalla madre Sarah Hawkins, artista sofferente di disturbi mentali anch’essa perita in esso. Teatro della vicenda l’isola di Darkwater (non distante da Providence), già famosa per la caccia alla balena ed ora in declino con una cricca mafiosa a fare il bello e il cattivo tempo. Pierce dovrà analizzare gli indizi per giungere alla conclusione che il dramma familiare s’inserisce in un più ampio disegno, tra misteriosi cultisti che officiano riti nelle caverne e gli esperimenti condotti sugli esseri umani nella locale clinica psichiatrica, con mostri famelici che emergono dai dipinti della Hawkins e che mettono a repentaglio sia la sua vita sia la sua sanità mentale. Formalmente CoC è un gioco di ruolo con i parametri (eloquenza, forza, investigazione, fiuto e psicologia) di Pierce da implementare, ma fondamentalmente né questi, né le rare parentesi action, terranno il giocatore distante a lungo da una delle quattro possibili conclusioni. Questa linearità è stata criticata ma a torto. CoC non deriva direttamente dalle opere di H.P. Lovecraft, ma piuttosto è l’adattamento del gioco di ruolo (non elettronico) di Chaosium col medesimo titolo pubblicato per la prima volta nel 1981 e continuamente aggiornato (l’ultima edizione italiana, col titolo Il richiamo di Cthulhu, è pubblicata da Raven Distribution nel 2016). Proprio quest’anno ha vinto il titolo italiano di Gioco di Ruolo dell’Anno un altro gioco d’ispirazione lovecraftiana: LovecrafTesque (Narrattiva). I due autori, Joshua Fox e Becky Annison, ripetono e pongono a fondamento delle regole di LovecrafTesque il principio che non servono azione, confronti, pericoli fisici per creare un’atmosfera lovecraftiana. Non servono furiosi scontri a fuoco con cultisti o diabolici enigmi che mettano alla prova le capacità del giocatore. Tutti questi elementi sono espunti dal gioco di ruolo esattamente perché non distolgano dall’inquietudine e dall’orrore che lentamente aumentano fino a diventare insormontabili, ed allo stesso modo sono stati fortemente limitati nel videogame che ad essi è ispirato. Che in questo si dimostra più bello e lovecraftiano del precedente, Call of Cthulhu: Dark Corners of the Earth (Ubisoft, 2006) che dopo un’introduzione coinvolgente si trasformava in un anonimo FPS contro cultisti prima e creature marine poi. E se per caso non siete ancora appassionati di Lovecraft, non potete perdervi il nero volume della collana Oscar Draghi di Mondadori dedicato a Cthulhu: i racconti del mito con tanto di cronologia dei tempi mitici del Necronomicon nel 700 fino agli ultimi eventi narrati dal “solitario di Providence”.