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«Love You», filosofia comica delle piccole cose

«Love You», filosofia comica delle piccole coseAdam Sandler in "Love You"

Streaming Adam Sandler protagonista dello speciale di Netflix con la regia di Josh Safdie. I due avevano già lavorato insieme in «Diamanti grezzi»

Pubblicato circa 4 ore faEdizione del 27 settembre 2024

La star esce in un vicoletto sotto la pioggia da una macchina con il parabrezza spaccato. Si infila in un corridoio stretto e tortuoso dove è tempestato di domande da un groviglio di importuni che gli chiedono autografi, tra i quali c’è un ragazzo che esibisce con orgoglio il girato delle videocamere di sicurezza che circondano la sua residenza. Prima di entrare in scena, e mentre un’impiegata del teatro gli fa salutare dal telefono il figlio all’ospedale, è costretto ad abbandonare il «costume» in cambio della felpa iperoversize di un tecnico lì accanto, che gli arriva praticamente alle ginocchia. E quando dal disastroso backstage la maltrattata star esce sul piccolo palco moquettato del comedy club le cose non migliorano. Ha pochi metri quadrati in cui muoversi. Le luci sono brutte e fioche, il monitor dietro alle sue spalle non funziona e, al primo tocco del musicista, due gambe della tastiera finiscono in un buco del pavimento.

IL RITMO surrealmente frenetico di questa commedia degli errori e il suo protagonista offrono in pochi minuti una chiave di lettura. Love You non è un tipico comedy special come quelli di grande successo a cui Netflix ci ha ormai abituati da tempo (Dave Chapelle, Ellen DeGeneres, Kevin Hart…). Questa sembra piuttosto una sequenza dalla ridicola via crucis di Adam Sandler in Diamanti grezzi.
Dopo la separazione professionale dei fratelli Josh e Benny Safdie (che avevano diretto Sandler in quel film), e la conseguente «messa in pausa» del loro nuovo progetto comune con il comico (anche quella una produzione Netflix), è Josh Safdie alla regia di questo nuovo tour de force sandleriano. Il suo tocco si riconosce, oltre che dal prologo gioiosamente caotico, anche dal set up che esclude quasi completamente la ripresa frontale classica dello stand up comico, a favore di obliqui totali dall’alto e primi piani molto ravvicinati come se fossimo appoggiati sulla spalla di Sandler, complici delle sue storie.

Sono, come sempre, storie di umiliazione coniugale (in uno skit borbotta sottovoce mentre impegnato nelle faccende domestiche), caricature d’infantilismo maschile (il pene botoxato per eliminare le grinze e che così viene scambiato per un’erezione perenne), vignette puramente surreali (come quella del pallone arrapato o quella del genio della lampada che vuole cambiare padrone). Talvolta, Sandler bisbiglia appena udibile da sotto il cappuccio della felpa. E alcuni degli skit sono cantati, mentre lui si accompagna con une delle molte chitarre disposte sul palco. Il tutto ha un tono intimo, autoironico, come se fossimo anche noi parte del gioco nel quale, tra le altre cose, Sandler prende in giro il suo stesso «act» da finto uomo qualunque. E Love You chiude in modo quasi sentimentale, con una canzone, sul montaggio incrociato (il monitor dopo tutto funziona…) in omaggio a grandi geni comici della storia.

PERCHÉ la strana dolcezza delle comicità sandleriana è tutt’uno con la qualità anarchica del suo spirito. Se la rabbia, il gusto per il paradosso e il senso di oltraggio sono il carburante di gran parte degli artisti dello stand up (una propensione che sembra oggi condivisa dai conduttori dei telegiornali di Msnbc e Fox News), il cocciuto minimalismo quotidiano di Sandler ha una profondità quasi filosofica. Una sapienza che Paul Thomas Anderson (in Ubriaco d’amore) e per certi versi Judd Apatow (in Funny People) avevano già intuito e che Josh Safdie, come già in Diamanti grezzi, anche qui cattura benissimo.

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