«Un esordiente che riceve il plauso di autori famosi in copertina, più ottime recensioni, può quindi aspettarsi di vendere soltanto qualche centinaio di copie». Così il tweet di Ian Rankin, illustre giallista scozzese a proposito del «caso» letterario di J.K. Rowling che, con la sua ultima operazione, ha messo al sicuro la sua credibilità post-Harry Potter.
Il suo The Cuckoo’s Calling, un giallo uscito per Little Brown e scritto sotto lo pseudonimo di Robert Galbraith, sta mandando in corto circuito l’establishment letterario anglosassone. Prima che l’autrice scozzese fosse smascherata – lo scorso fine settimana, da una sagace indagine commissionata dal Sunday Times – il debutto letterario di Galbraith, uscito lo scorso aprile, non aveva venduto che 500 copie (fonte: Nielsen BookScan, 1500 secondo l’editore). E questo nonostante le entusiastiche lodi di colleghi come Val McDermid, Peter James e Mark Billingham. Ora stradomina la classifica dei best seller di Amazon Uk, dopo esser salito di 5000 posizioni. E le librerie non virtuali sono nel panico: i ridottissimi stock del romanzo di Galbraith si sono polverizzati di fronte alla febbrile domanda. Galbraith era stato presentato ai lettori come un ex-agente in borghese della Royal Police che dal 2003 lavora nella sicurezza privata. Il protagonista del suo romanzo si chiama Cormoran Strike ed è un ex-eroe di guerra, ora investigatore privato, alle prese con la morte sospetta di una modella precipitata da un balcone dell’esclusiva zona di Mayfair.
Alcune caratteristiche del romanzo non hanno mancato di insospettire gli addetti ai lavori, come i lettori più avveduti, tanto dfa far fioccare paragoni con i lavori di P. D. James, Ruth Rendell e Kate Atkinson. Troppo solida la scrittura per essere quella di un esordiente. E poi l’occhio nel descrivere gli abiti femminili e l’aspetto dei personaggi, le citazioni in latino: elementi che hanno messo il Sunday Times sulle tracce prima di un’affermata autrice donna e infine su Rowling stessa. Che si è vista, suo malgrado, costretta a fare outing.
Ma il domenicale britannico non avrebbe forse sguinzagliato i propri segugi senza una soffiata, sempre via twitter, ricevuta da un anonimo che ha provveduto subito dopo a cancellare il proprio account. Il che autorizza a pensare che si tratti di una mossa «virale», messa in atto per risparmiare alla sortita noir di Rowling la stessa pressione da lei subita in occasione dell’attesissimo The Casual Vacancy, il suo primo romanzo post-Potter dalle ambizioni meta-Potter. Accolto bene dal pubblico, ma benino dalla critica.
Dunque quel ricorso al nom de plume, di cui la storia della letteratura è satura. Peraltro la stessa Rowling esordì con quelle equivoche iniziali, J.K., imposte dall’editore per evitare che il sesso femminile dell’autrice potesse alienare il pubblico di maschietti. E questo dopo che dodici case editrici avevano respinto il manoscritto. Il resto è storia, una storia da 450 milioni di copie vendute. «È stato splendido pubblicare senza aspettative e un piacere ricevere riscontro sotto un nome diverso», ha detto l’autrice, non senza ventilare un sequel a quella che già si profila come una serie incentrata sulle indagini di Strike. Con buona pace di Kate Mills, fiction editor alla Orion Publishing, che ha avuto il fegato di aver respinto il libro, perché scritto bene ma «pacato». Lei si starà consolando pensando di essere in compagnia di Gide, che rifiutò La strada di Swann di Proust.