10 colonne sonore tratte da film italiani (dimenticati) L’universo musicale dei cosiddetti film di genere italiani è un universo in espansione che permette riscoperte continue. Un breve elenco di titoli per viaggiare dal divano di casa verso mete esotiche/erotiche/avventurose in compagnia di alcuni dei suoni più intriganti e innovativi mai prodotti per il cinema. Non in ordine di preferenza.
La ragazza dalla pelle di luna – Piero Umiliani. Probabilmente una delle vette insuperate della musica da film italiana, composta per il film di Luigi Scattini del 1972. Umiliani esplora uno spettro impressionante di sonorità: dal bossa all’elettronica passando persino per il rock. Indimenticabile.
Si può fare molto con 7 donne – Franco De Gemini. Al disco parteciparono Stefano e Alessandro Alessandroni che per ragioni contrattuali non poterono figurare. Un lavoro sensuale e perfetto con brani memorabili come Bossa Beat e Cheops And Nefertiti.

«IL DIO SERPENTE» – Augusto Martelli. Un titolo che non necessita presentazioni. Capolavoro di Piero Vivarelli. L’apice dell’erotismo terzomondista del cinema italiano trova in Djamballà la sua celebrazione.
L’arcidiavolo – Armando Trovajoli. Un esempio perfetto di beat (bitt) italiano. Trovajoli collabora con i Marc 4 e ne viene un disco memorabile. Moto perpetuo in versione lunga è un brano leggendario.
Fantabulous. La donna, il sesso e il superuomo – Sandro Brugnolini. Una gemma perduta del jazz italiano composta per un film altrettanto perduto/dimenticato. Da riscoprire per comprendere come l’avanguardia della musica italiana all’epoca era operativa senza timore di contaminarsi.
La poliziotta – Gianni Ferrio. Musicista chiave della commedia leggera sexy, Ferrio compone una serie di brani che coprono bossa, jazz e funk per il lungimirante film di Steno. Disco magnifico.
Scacco alla regina – Piero Piccioni. Nello sterminato catalogo di Piccioni, le musiche composte per il trattato fetish-femminista di Festa Campanile spiccano per le sensuali atmosfere lounge che accompagnano magnificamente le audacissime immagini del film. Amatissimo da Bertrand Mandico.

«SORTILEGIO» – Silvano D’Auria. Musicista che merita di essere riscoperto, compone per il film di Bonomi (mai visto, scomparso…) un catalogo di sonorità progressive che non sfigurano al fianco dei campioni italiani del genere. Da recuperare anche l’altrettanto oscura La lunga mano del padrino.
Chi sei? – Franco Micalizzi. Celebrato per i suoi temi polizieschi, Micalizzi dà il meglio della sua passionaccia con i torridi groove funk composti per il rip-off assonitissiano de L’esorcista. Pazzesco. Dovrebbe essere la colonna sonora di un horror ma fa venire un’irresistibile voglia di ballare e pantaloni a zampa d’elefante.
Veruschka – Ennio Morricone. Esempio coltissimo di musica lounge del maestro per il film di Franco Rubartelli. Sognante, sensuale, magistrale. Un Morricone che merita di essere riscoperto. Imperdibile.