«Mi toccò sopportare un epiteto nuovo che per poco non significò la mia morte: il pisciallètto! Perché ti serva da esempio, perché tutti vedano chi sei! diceva mia madre, che il mio lenzuolo bagnato lo appendeva alternativamente alla finestra che dava sulla Schaumburgerstrasse e a quella che dava sul Mercato dei piccioni». Questo scrive Thomas Bernhard nell’ultimo libro della sua autobiografia, raccontandoci qualcosa di un’epoca oggettivamente non così lontana (meno di un secolo fa), ma che sembra lontanissima se confrontata al nostro modo di pensare all’educazione del bambino oggi.

È ORMAI CONSUETO riconoscere nei sintomi di un bambino l’espressione degli stati emotivi, rispetto ai quali la punizione o l’umiliazione non ha nessuna efficacia, oltre a rappresentare spesso qualcosa di dannoso che offende il senso di Sé che il bambino sta costruendo negli anni dell’infanzia. I comportamenti sintomatici sono una forma di comunicazione, un modo attraverso cui viene espresso uno stato di disagio che non trova altra forma di espressione.
LOUISE EMANUEL ben sapeva che i comportamenti difficili dei bambini mettono a dura prova la pazienza e la capacità di comprendere dei genitori. Disturbi del sonno, pianto inconsolabile, agitazione, comportamenti ribelli o bizzosi, aggressività, difficoltà legate al controllo sfinterico o all’alimentazione, sono situazioni che possono mettere in crisi una famiglia; soprattutto perché nella prima infanzia l’espressione dei comportamenti sintomatici è caratterizzata da una particolare intensità, che crea molta ansia nei genitori.

IL 14 OTTOBRE a Firenze si terrà una giornata di studio dedicata a Louise Emanuel, psicoterapeuta dell’infanzia alla Tavistock Clinic di Londra, scomparsa prematuramente il 7 maggio scorso e che grandemente ha contribuito alla diffusione e allo sviluppo di un modello di intervento breve sul bambino piccolo e la sua famiglia, noto come Under Five, basato «sull’osservazione psicoanalitica e sull’esplorazione del significato di ciò che si osserva con l’obbiettivo di coinvolgere i genitori a essere curiosi dell’esperienza dei propri figli e renderli consapevoli del loro potere di promuovere il cambiamento nella famiglia, laddove ce ne sia bisogno. La speranza è che sia possibile riportare lo sviluppo del bambino su strade più agevoli». L’intervento Under Five cerca di mettere insieme la brevità del trattamento (al massimo dieci incontri) con la possibilità di ricavare una comprensione approfondita dei processi intrapsichici e interpsichici che si sviluppano nella seduta e che sono rappresentativi di quello che succede nella realtà interna del bambino e nella dimensione più profonda delle sue relazioni con i genitori. Si ritiene che questa comprensione sia la base su cui lavorare, con l’obiettivo di riavviare processi di rinnovata sintonia genitore-bambino.
Louise Emanuel era Responsabile dell’Under Five Service e del Master in Salute Mentale Infantile della Tavistock Clinic; ha scritto numerosi articoli, e ha curato con Elizabeth Bradley il libro What Can The Matter Be?, dove sono riportati esempi clinici dell’applicazione di questo metodo terapeutico. In Italia per Erickson è uscito Cosa sapere su tuo figlio di tre anni. Ha insegnato nel Regno Unito, in vari paesi europei, in Turchia, in Sudafrica e in Australia. Lei, sudafricana di origine, nel 2001 è stata fra i promotori di «Siya Phulaphula» (Noi ascoltiamo in lingua Xhosa), una fondazione che ha l’obiettivo di aiutare le comunità sudafricane più povere e vulnerabili.

IN ITALIA per molti anni ha contribuito a formare i giovani psicoterapeuti nei corsi del Centro Studi Martha Harris. Scriveva bellissime poesie, dipingeva, era una viaggiatrice, dall’Inca Trail in Perù ai trekking in Nepal, dove scampò, insieme al marito, al terribile terremoto del 2015.