L’ex ministro Luca Lotti è rinviato a giudizio con l’accusa di favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta Consip. E chissà se era a questa eventualità che alludeva il 17 settembre scorso, il giorno della rottura di Matteo Renzi, quando l’ex «fratellino» del rottamatore annunciava ai cronisti che non avrebbe seguito il fratellone scissionista: «Resto nel Pd, il perché lo scoprirete più tardi».

Fatto sta che ieri Renzi lo ha omaggiato con una dichiarazione di fiducia telegrafica: «Non ho alcun dubbio sull’innocenza di Luca Lotti: basta processi sui social». Ma intanto la patata bollente di un parlamentare sotto processo resta a casa Pd. Dove va segnalato che la solidarietà verso il rinviato a giudizio è scarsa. Il titolare della corrente Base Riformista – insieme al neo ministro della difesa Lorenzo Guerini (che fino a sera non rende pubblica la sua solidarietà) – infatti nel frattempo si è rovinato i rapporti con il gruppo dirigente zingarettiano con la vicenda Csm, per la quale non è indagato, ma che aveva rivelato un suo atteggiamento molto disinvolto a cena con alcuni magistrati a trattare di nomine al Csm, e non su mandato di Zingaretti.

Così tranne alcune eccezioni, tra cui quella del presidente dei deputato Delrio, il Pd si tiene alla larga dalla vicenda dell’ex renziano, che per giunta arriva proprio nel giorno dell’avvio del tesseramento in piazza.
Con Lotti rinviati in quattro: Tullio Del Sette, ex comandante dei Carabinieri, accusato di favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio; l’imprenditore Carlo Russo, per millantato credito; l’ex consigliere di Palazzo Chigi Filippo Vannoni e il generale dell’Arma Emanuele Saltalamacchia, per favoreggiamento. A sorpresa cadono le accuse nei confronti dell’ex carabiniere del Noe Gian Paolo Scafarto, perno dell’inchiesta sulle presunte falsificazioni ai danni di Tiziano Renzi, papà dell’ex premier. Per l’accusa Scafarto aveva redatto un’informativa «alterata» con l’obiettivo di «arrestare» Renzi senior. Scafaro attribuisce a Romeo la frase «Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato» ma a parlare è Italo Bocchino. Per la gup di Roma Clementina Forleo si tratta «di errore sicuramente involontario» e la prova starebbe nel fatto che il maggiore avrebbe «ripetutamente sollecitato tutti i suoi collaboratori a risentire le conversazioni» per «scongiurare errori». Dunque la procura ha chiesto l’archiviazione dell’indagine per millantato credito su Tiziano Renzi, ma il gip si è opposto. Deciderà una camera di consiglio il 14 ottobre.

Lotti su facebook si sfoga contro la giustizia mediatica che lo ha già condannato. Racconta di aver appreso dell’indagine dal Fatto nel dicembre 2016, di aver chiesto subito di essere ascoltato dai pm: «Da quella mattina sono passati oltre mille giorni», «In questo lungo periodo il mio nome legato all’inchiesta Consip è stato tirato in ballo in oltre 2600 articoli sui giornali italiani», scrive, «Nello stesso periodo io ho rilasciato solo tre dichiarazioni, per confermare la mia innocenza e la mia fiducia nella giustizia: da un punto di vista della comunicazione è come tentare di fermare uno tsunami con l’ombrello». «Resto convinto che i processi si fanno nelle aule dei tribunali e non sui giornali. Dimostrerò in quelle sedi la mia innocenza». Per lui e gli altri prima udienza il 15 gennaio