Sono centinaia le lavoratrici agricole provenienti dalla Romania che vivono nelle campagne della provincia di Ragusa, in condizioni di sfruttamento e vulnerabilità tali da poter essere definite di schiavitù. Molte di loro arrivano con i propri figli e vengono sistemate in abitazioni fatiscenti e isolate, senza alcun contatto con la popolazione locale, costrette a lavorare nelle serre in nero, sottopagate e dipendenti dai datori di lavoro per qualsiasi necessità, persino per avere acqua potabile e cibo. E in molti casi sono vittime di violenze e abusi sessuali. L’unica possibilità per queste donne di affrancarsi è stata, in questi mesi, l’attività della cooperativa Proxima che è riuscita a inserirne alcune nella rete nazionale antitratta, assicurando loro protezione e una sistemazione sicura. Questo intervento è uno dei tanti che rientrano all’interno del sistema nazionale antitratta, una realtà positiva nel nostro paese, cui hanno dato vita in questi anni associazioni, comuni, province, coordinata e cofinanziata dal Dipartimento pari opportunità della presidenza del consiglio.
Una realtà che oggi è a rischio, se il governo non interverrà subito consolidandola e dotandola delle risorse finanziarie necessarie, come chiesto ripetutamente dagli oltre cinquanta tra organizzazioni ed enti, distribuiti su tutto il territorio italiano, che ne fanno parte. Dal 2000 a oggi, infatti, decine di migliaia di uomini e donne sono riuscite a liberarsi dallo sfruttamento sessuale e lavorativo e ad accedere ai programmi di protezione e assistenza per le vittime di tratta di esseri umani. È attivo un numero verde, 800290290, ventiquattrore al giorno, che raccoglie le segnalazioni, valuta i singoli casi e indirizza le vittime ai servizi esistenti sul territorio. Partono a questo punto due possibili percorsi di protezione. Una prima assistenza, nell’ambito dei programmi definiti ex art. 13 della L. 228 del 2003, che consente in tempi brevi di ottenere adeguate condizioni di alloggio, di vitto, di assistenza sanitaria e legale per un minimo di tre mesi. E un programma di protezione e integrazione sociale, previsto dal testo unico sull’immigrazione (ex art. 18), all’interno del quale vengono elaborati percorsi individuali a lungo termine, con il rilascio di un permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari.
Nel 2014 è stato emanato il decreto legislativo n. 24 per recepire la direttiva 2011/36/UE sulla prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, un passo importante nella sistematizzazione degli interventi antitratta.
Il decreto prevedeva, entro il 28 giugno 2014, l’adozione del «Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani» e di altri provvedimenti tra cui quello relativo ai meccanismi di determinazione dell’età dei minori stranieri non accompagnati vittime di tratta e il nuovo programma unico di emersione, assistenza e integrazione in favore di stranieri (compresi i cittadini UE) vittime di tratta e riduzione in schiavitù nonché di stranieri vittime di violenza o di grave sfruttamento che corrano concreti pericoli per la loro incolumità. Un Piano nazionale, da finanziarie in modo adeguato e strutturando i finanziamenti su una programmazione almeno triennale, per garantire la continuità dei servizi. Finora, infatti, i fondi dedicati al sistema antitratta hanno visto una notevole contrazione: per il 2014 sono stati stanziati 3.800.000 euro rispetto ai 7.000.000 del 2013.
Giovanna Martelli, nominata consigliera del presidente del consiglio per le Pari opportunità, il 21 ottobre scorso ha annunciato l’impegno del governo a rafforzare e consolidare il finanziamento sul sistema antitratta e l’ha fatto proprio dopo aver visitato le campagne di Ragusa. Le associazioni e gli enti della rete antitratta aspettano questo passo. Soprattutto lo aspettano le tante vittime che vivono nel nostro paese, dalle donne rumene segregate alle nigeriane schiave della criminalità organizzata, che arrivano dalla Libia, dopo aver attraversato il deserto e aver contratto un debito che anni di violenza e di strada non riusciranno a sciogliere.