Le accuse di ostruzione alla giustizia per il presidente statunitense Donald Trump non si fermerebbero al suo rapporto con l’ex direttore dell’Fbi James Comey, ma coinvolgerebbero anche il procuratore generale Jeff Sessions.

Stando a quanto riporta il New York Times, Donald Trump nel marzo 2017 rimproverò Sessions per essersi ricusato dalle indagini sul Russiagate e gli chiese di tornare sui suoi passi in quanto il presidente avrebbe voluto qualcuno di cui fidarsi a sovrintendere l’inchiesta.

Lo scontro tra i due (di cui non si era saputo nulla prima) si è chiuso con il rifiuto di Sessions ad acconsentire. Ma ora quell’episodio è oggetto di indagini del procuratore speciale Robert Mueller; l’interesse di Mueller suggerisce che l’indagine sull’ostruzione sia più ampia di quanto si pensasse.

Gli investigatori hanno interrogato attuali ed ex funzionari della Casa bianca riguardo il trattamento riservato da Trump a Sessions, per capire se e fino a che punto il presidente stia cercando di impedire l’indagine sul Russiagate.
Il procuratore generale, a gennaio, è stato anche interrogato a lungo dagli investigatori di Mueller. Non solo: della cinquantina di domande che Mueller vorrebbe porre a Trump, otto riguardano Sessions.

L’avvocato principale del presidente nel caso Russiagate, l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, ha detto che, anche accettando di rispondere alle domande del consulente speciale (sull’interrogatorio si sta ancora negoziando), Trump non dovrebbe essere comunque costretto a discutere le sue deliberazioni private con alti funzionari dell’amministrazione; parlare dei suoi rapporti con il procuratore generale, secondo Giuliani, creerebbe un brutto precedente per i futuri presidenti.

«Torna su i tuoi passi – ha detto Giuliani – non vuol dire: ‘Seppellisci l’inchiesta’, ma a prima vista vuol dire ‘prenditi la responsabilità e gestiscila correttamente’».