L’Organizzazione degli stati americani (Osa) ha approvato ieri, per un solo voto, il progetto di risoluzione sul Venezuela presentato da Argentina, Brasile, Messico, Panama, Santa Lucia e Usa, che invita Caracas a rivedere la data delle elezioni presidenziali del 22 aprile, per avere un calendario elettorale che permetta «elezioni libere, giuste e credibili», con «tutti gli attori politici».

Il documento è passato con 19 voti a favore, pari alla metà dei 36 paesi aderenti all’organizzazione più uno. Cinque i voti contrari e otto gli astenuti, mentre due paesi non erano presenti al voto. Il blocco dei «sì» è formato da Argentina, Bahamas, Barbados, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Stati uniti, Guyana, Guatemala, Honduras, Giamaica, Messico, Panama, Paraguay, Perù, Uruguay e Santa Lucia.

Dal canto loro le opposizioni venezuelane, riunite nel Tavolo dell’unità democratica (Mud), dopo aver annunciato che non parteciperanno al voto del 22 aprile per «mancanza di trasparenza» ed «equità», ieri hanno bollato come «golpe» la possibilità di rimandare le elezioni a maggio per trasformarle in quelle che Maduro ha definito «mega-elezioni»: presidenziali, locali e legislative.

Il disegno di legge sarà all’esame dell’Assemblea nazionale costituente nei prossimi giorni. Ma l’attuale parlamento, controllato dall’opposizione, scadrebbe solo nel 2020, quindi ieri l’aula ha votato un testo in cui la proposta di Maduro viene definita un «tentativo totalitario di controllare tutti i poteri pubblici».