Nel cuore d’Italia c’è un animale a rischio estinzione più del Panda! È l’Orso bruno marsicano: si calcola che ne siano rimasti poco più di 50 esemplari esclusivamente nel Parco Nazionale d’Abruzzo e in alcune aree protette limitrofe tra Abruzzo, Lazio e Molise. I suoi principali nemici sono il bracconaggio (con armi da fuoco, lacci e bocconi avvelenati) e la riduzione del suo areale, indispensabile per muoversi, cibarsi e riprodursi.

Secondo i dati del Parco d’Abruzzo dal 1970 al 2015 sono stati rivenuti 112 orsi morti, in media più di due l’anno: un dato impressionante soprattutto perché è sicuramente parziale, visto che molte volte i bracconieri fanno sparire le prove dei misfatti.

Per salvarlo, a livello nazionale, è stato anche lanciato il PATOM, Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano, che riunisce istituzioni, aree protette, enti di ricerca e associazioni: un punto di collegamento importante tra tutti gli organismi interessati alla salvezza della specie, ma le cui indicazioni stentano a essere messe realmente in pratica.

Così se i ricercatori sono concordi nel ritenere la continua erosione dei suoi habitat un enorme problema per l’Orso, la politica sembra pensarla diversamente.

È di pochi giorni fa la notizia del finanziamento con 6 milioni di euro di fondi pubblici dell’ennesimo progetto ad alto impatto nel Parco Sirente-Velino, grande area protetta regionale che interessa 22 comuni della provincia de L’Aquila, in Abruzzo: un intervento volto al completamento infrastrutturale dei bacini sciistici di Ovindoli, Monte Magnola, Rocca di Mezzo e Campo Felice con opere di mobilità multimodale per l’accessibilità alle località turistiche. L’obiettivo è creare un collegamento funiviario tra gli attuali bacini sciistici superando pendenze e discontinuità naturali. Il tutto si traduce in profonde modifiche del territorio, un vero e proprio attacco al Parco regionale Sirente-Velino. L’ennesimo visto che questa area protetta vede puntualmente politici locali e regionali proporre riperimetrazioni, nuove lottizzazioni, la costruzione di megastadi dedicati allo sci, per finire appunto al devastante collegamento tra le stazioni sciistiche di Ovindoli e Campo Felice attraverso i Piani di Pezza, una delle aree più importanti del Parco e dell’Abruzzo intero, corridoio faunistico strategico per l’Orso bruno marsicano.

Un pericoloso sogno nel cassetto che periodicamente viene riproposto e contro il quale sono intervenute associazioni come Wwf, Mountain Wilderness, Lipu e Pronatura che hanno subito evidenziato come il progetto non tenga alcun conto della ormai cronica mancanza di neve diretta conseguenza dei cambiamenti climatici, né del regime di tutela vigente in queste aree classificate dall’Ue come siti di interesse comunitario.

Un progetto che unisce il danno alla beffa: il danno della devastazione con la beffa dell’utilizzo di milioni di fondi pubblici in zone dove non si trovano i soldi neppure per le strade dissestate e dove si tagliano servizi primari per i cittadini.