Dove si nasconde l’origine del male? In quale parte remota del mondo si mimetizza per poi rivelarsi improvvisamente con manifestazioni che annientano il senso della vita e che rafforzano il convincimento che in questa terra si nasca solo per (far) soffrire? Hannah Arendt osservando Adolf Eichmann nel celebre processo a Gerusalemme, indicò nell’uomo stesso e nel suo agire l’origine del male. Una riflessione sconvolgente perché non toglieva «valore» al male, anzi lo amplificava, lo estendeva fino alle piccole e atroci storie quotidiane, quelle che non citiamo solo per non essere eccessivamente didascalici.

Se nella realtà quotidiana il diavolo non esiste, nella finzione di un racconto televisivo i demoni riappaiono, hanno un volto e un piano, e l’umanità sembra carne da macello destinata a farsi agire contro la propria volontà. Non si tratta di stupefacenti, di gelosie, di ideologie, di un credo religioso estremo. È il soprannaturale. Nessuno è in grado di opporgli resistenza, salvo l’eroe, il predestinato che si trova a combattere le forze oscure senza aver scelto questo ruolo.

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L’uomo che non può sottrarsi al proprio compito e a cui sono state affidate le sorti delle anime del mondo, a partire da un piccolo paesino fittizio della Virginia, Rome, è Kyle Barnes (l’attore Patrick Fugit), il protagonista della nuova serie televisiva tratta dall’omonimo fumetto Outcast – Il reietto, in onda su Fox (lunedì 13 giugno il secondo episodio), scritta da Robert Kirkman, l’autore di The Walking Dead. Kyle è perseguitato da uno spirito maligno che si impossessa delle persone a lui più care, a partire da sua madre, Sarah. Nel corso della sua vita, però, è accaduto qualcosa di ancor più tremendo, quando stava con sua moglie Allison e la figlioletta Amber. È quest’ultimo tragico episodio a riportarlo a Rome, nella casa dove un tempo era la vittima sacrificale di sua madre.

Una cittadina, Rome, come ne abbiamo immaginate e viste tante nella letteratura, nel cinema e nella tv seriale. Sono gli Stati uniti più profondi, quelli abitati da un’umanità respinta, posta ai margini, che potrebbe votare per Bernie Sanders se cercasse il riscatto contro chi l’ha relegata in quella buca, ma anche per Trump se fosse abbagliata dal mito del sol uomo.

Solo tre persone si prendono cura di Kyle, la sorellastra Megan, osteggiata in questo amore fraterno dal marito poliziotto; un anziano vicino di casa afroamericano che si pente di non essere intervenuto a suo tempo quando Kyle era un bambino vittima delle violenze della madre; il reverendo Anderson che già in passato aveva aiutato il ragazzo. Solo l’uomo di chiesa, però, vede in Kyle qualcosa che ad altri al momento sfugge. Finora il reverendo ha combattuto le forze del male con un crocefisso, un po’ di salvia bruciata e le parole della Bibbia, insomma con molto poco. Con Kyle al suo fianco la battaglia può essere combattuta, gli esorcismi portati a buon fine: a cominciare da quello compiuto su Joshua, un ragazzino posseduto, una delle tante vittime da soccorrere.

Difficile prevedere gli esiti di una serie che Kirkman, a differenza di The Walking Dead, ha pensato da subito anche nel suo adattamento televisivo. E a questo proposito, quali altre distinzioni di possono fare tra gli zombie che riportano la mente a Romero e i posseduti che rimandano a Friedkin? A un primo sguardo, viene da pensare che il paesaggio post apocalittico dei morti viventi chiami gli uomini, nella loro lotta estrema per la sopravvivenza, a combattere senza chiedersi cosa li abbia condotti fino a quel punto. Il virus c’è e la sua origine forse non verrà mai portata alla luce. I sopravvissuti si affidano al loro istinto e vanno avanti tra nuove e vecchie regole.

In Outcast l’apocalisse sta per accadere, anche se Rome sembra già colpita da qualcosa di orribile che però ha a che fare, più che col soprannaturale, con il degrado politico e sociale. Ad ogni modo, in questa storia dove apparentemente nessuno sembra responsabile del proprio agire, proprio Kyle e il reverendo Anderson combattono mossi da una ricerca di senso, si interrogano sull’origine del male che colpisce il mondo circostante. E cos’altro è questa domanda se non un demone più che reale ma dall’identità indefinita che abita dentro di noi?