Comunque vada, questo è il Sanremo della Bertè. È suo perché è anche quello di Mimì e perché lo ha calcato da pantera sicura e sfamata. Ha conquistato la foresta, mangiato la gazzella e provato anche compassione per lei. Loredana è a posto. Finalmente. Non si può che essere con lei. O almeno quelli, di noi, che la mattina si alzano e sanno che dovranno correre più veloce di qualcuno o qualcosa e che poi, in grazia, invecchiando capiscono come gira il mondo e soprattutto come stare bene con sé, belli o brutti, buoni o cattivi. Libertè, insomma.

«LA MIA BATTAGLIA è essere se stessi. Questo è il significato di libertà. Può essere presa come trasgressione ma vi assicuro che è l’unica strada da seguire», parola di Loredana. Ormai la sentono tutti questa sua verità e si alzano in piedi, anche, a rendere omaggio alla regina. Ieri è uscita una «Sanremo Edition» di Libertè, l’album dal titolo più azzeccato della storia. Cosa ti aspetti da me non è la più bella canzone della Bertè. Ma è, assolutamente, un pezzo della Bertè. Il brano al festival si regge da solo, senza orpelli fashion interpretativi di sorta. La minigonna di Loredana è la stessa che mette solitamente in tour: «È una canzone pazzesca con la quale chiuderò il cerchio dopo più di quarant’anni di carriera. Parla del peso che hanno le aspettative nella nostra vita e in una relazione. E racconta il dolore che genera la confusione di non sapere ciò che si vuole. Questa volta non volevo che l’immagine prevalesse come accadde in passato. Tutti ricordano quando arrivai all’Ariston con il pancione finto e lo scandalo che scaturì. Io invece volevo affermare con forza che una donna incinta non è malata ma nel pieno dalla sua bellezza e forza». Anche oggi le donne si sentono rappresentate da lei. Molto bello è il video, realizzato dal duo di artisti Coniglioviola (Brice Coniglio e Andrea Raviola) che già avevano lavorato in passato con lei e che hanno realizzato la storia a cartoon in cui Loredana diventa una moderna «Cappuccetto Nero». Una ragazza ribelle che inevitabilmente s’innamora dell’uomo sbagliato (il lupo cattivo). Lei sogna di trasformare il lupo in principe e lui di farne la sua sposa. Alla fine il lupo si trasfigura e diventa uno normale ma lei, a quel punto, non lo vuole più. Diventa la donna lupo e si mette a capo della gang.

QUALCUNO in rete lo ha definito un inno per le donne che subiscono violenza. Loredana è amata perché è potente. E coraggiosa. «Una delle cose che mi ha reso più orgogliosa è stata l’aver acquistato delle quote del Manifesto per poi regalarle a Fidel Castro. Ho costruito molto in questi quarant’anni rimanendo fedele a ciò che sono. Devo ringraziare il mio pubblico con tutto il cuore. Dall’inizio, da quando ho cominciato, è ancora tutto con me». Dice che questo è il suo ultimo Sanremo. Ma i sogni certamente non finiscono qui: «L’unica cosa che mi manca è il doppiaggio. È un sogno nel cassetto. Un film di Tim Burton sarebbe il massimo».