Sabato 26 marzo torna l’Ora della Terra, l’iniziativa globale del Wwf che unisce milioni di persone da tutto il mondo in un’unica voce per proteggere il clima e la natura. Anche quest’anno, alle ore 20,30 locali, in tutti i Paesi si spegneranno le luci di monumenti, strade e piazze: un gesto simbolico per chiamare all’azione sull’emergenza climatica.

Se ne parla poco, ma il problema del cambiamento climatico è quanto mai attuale: le prime due parti del nuovo Rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), punto di riferimento scientifico per il monitoraggio del cambiamento climatico, confermano l’allarme, nonché l’urgenza di abbattere rapidamente le emissioni di gas serra per evitare sconvolgimenti peggiori.

Eppure la guerra in Ucraina e l’aumento delle bollette, invece di far accelerare la transizione energetica del nostro Paese, stanno spingendo una miope classe dirigente a compiere preoccupanti passi indietro. Non si punta a ridurre la nostra dipendenza dalle fonti fossili, ma si favoleggia di fantomatici quantitativi di gas «nazionale» da estrarre e di ritorno al carbone, senza dimenticare il grande classico del «bla-bla» politico-televisivo, l’energia nucleare sicura: il tutto mentre si fa poco o nulla per tagliare i miliardi di euro di sussidi ambientalmente dannosi che ogni anno l’Italia distribuisce alle multinazionali delle fonti fossili. È evidente che l’aumento dei costi dell’energia rappresenti un problema per famiglie e imprese, ma le soluzioni prospettate dal Governo sono anacronistiche e in controtendenza con la lotta alla crisi climatica.

Come hanno sottolineato Greenpeace, Legambiente e Wwf Italia in un dossier con 10 proposte per liberarci dalle fonti fossili, l’attuale situazione dovrebbe portare l’esecutivo Draghi a varare subito un decreto sblocca-rinnovabili per sostituire gli impianti a gas con 90 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili da autorizzare e realizzare nei prossimi 5 anni. La nostra dipendenza dal gas, a partire da quello russo, va affrontata in modo strutturale: servono interventi normativi e autorizzativi per ridurne il fabbisogno, puntando sulla messa in efficienza e l’ammodernamento dei sistemi produttivi e di consumo, sviluppando l’eolico, il fotovoltaico sui tetti e sulle aree compromesse (discariche, cave, ecc.), favorendo il moderno agrovoltaico che garantisce l’integrazione della produzione agricola con quella energetica.

Da mesi il tema energia è al centro del dibattito: assistiamo ad un’incessante campagna mediatica sui rincari in bolletta mentre nessuno pare voler contrastare le forti dinamiche speculative alimentate dall’aumento dei prezzi di acquisto del gas fossile sui mercati voluto dagli oligopoli, dalla ripartenza dell’economia mondiale nel «dopo» Covid-19 e dalle tensioni internazionali sfociate nell’invasione russa in Ucraina. Sembra quasi che si attendesse una scusa per rimettere in discussione quei pochi passi avanti fatti. Di fronte a tutto questo è urgente agire: le scelte che si vogliono fare oggi peggioreranno una situazione climatica già drammatica che rischia di diventare senza ritorno.