Il virus in sé è un’emergenza ma non l’unica. L’impatto economico sarà durissimo, la recessione è dietro l’angolo, con il turismo in ginocchio e un cordone sanitario che considera in tutta evidenza gli italiani come «i cinesi d’Europa». La fonte del contagio. La mazzata era inevitabile ma è stata moltiplicata da una gestione mediatica dissennata della crisi: confusa, contraddittoria, non governata a nessun livello.

Giuseppe Conte e Luigi Di Maio se ne sono accorti, alla fine, ma se ne è accorto anche Salvini, che per la seconda volta in due giorni scrive al premier abbondando in toni amichevoli e illustrando una nuova serie di proposte, stavolta sul fronte del rischio isolamento nel mondo. Peccato che poi il leghista riapra di colpo le ostilità: «Questo governo è in grado di fronteggiare l’emergenza sia sul fronte sanitario che su quello economico? La risposta è no». Il doppio registro potrebbe avere un senso: Salvini ha infatti scritto anche a Mattarella chiedendo un incontro al capo dello Stato e tutto lascia pensare che l’obiettivo finale possa essere quello di un governo di unità nazionale per fronteggiare l’emergenza sanitaria ma ancora di più quella a lungo termine, economica.

«ABBASSARE I TONI, frenare il panico», è la parola d’ordine lanciata dal premier e infatti ieri è stato tutto un ridimensionare, smussare, frenare. Il pentastellato Di Maio, attivissimo, chiede alla Rai di fare la sua parte per abbassare la febbre, oggi sarà in conferenza stampa con il collega ministro della Salute Roberto Speranza e con il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito. Intanto fa quel che può per far diluviare litri d’acqua sull’incendio mediatico divampato con l’arrivo del virus. «Tutti i ricoverati allo Spallanzani sono guariti», ricorda e prosegue: «Dati reali e verità sono molto più importanti delle ricostruzioni approssimative. Bisogna essere uniti e compatti». Proprio il bisogno, l’urgenza di uno straccio di risposta unitaria, impedisce di cestinare le missive di Salvini, che oscilla tra l’abituale ringhiosità e una prosa, nella seconda missiva a Conte, che più collaborativa non potrebbe essere. Il leghista torna a chiedere sostegno economico «in particolare per Turismo e Cultura» ma dà man forte anche nella campagna contro l’allarmismo mediatico: «Misure concrete e azione mirata per una informazione corretta e completa». Soprattutto chiede che l’Italia insista per «l’adozione a livello internazionale di protocolli standard e linee guida uniformi per tutti i Paesi, per evitare che l’Italia risulti discriminata».

LA LINEA CONTRADDITTORIA di Salvini si spiega con la doppia necessità di caricare sempre e comunque contro il governo sapendo però che, almeno sul fronte della diga contro panico e recessione, non ci si può distinguere troppo. La minaccia è troppo concreta. Anche se la viceministra all’Economia Laura Castelli, non nuova a uscite discutibili, assicura che «il governo sta già mettendo in atto tutte le misure necessarie per evitare problemi alla nostra economica», la verità è opposta. Fatti salvi gli interventi di prima necessità, come la sospensione delle cartelle tributarie, la reazione sul fronte economico non è affatto pronta. Di certo al primo posto ci sarà la richiesta, confermata anche dal commissario europeo Paolo Gentiloni, di maggiore flessibilità, di «misure anticicliche». Per Salvini il commissario è «troppo timido» ed è probabile che, toni polemici a parte, la richiesta dell’Italia a Bruxelles sarà più corposa.

LA MARCIA INDIETRO sul fronte della comunicazione riuscirà ad abbassare l’asticella dell’allarme, a livello sia interno che internazionale? Non è affatto detto. Il problema è che il governo è preso tra due fuochi. Deve insistere con le misure draconiane sul fronte del tentativo di contenimento, perché le strutture ospedaliere non sono attrezzate per fronteggiare ricoveri di massa nei reparti di terapia intensiva, del tutto insufficienti. Quelle stesse misure, però, sembrano contraddire le parole rassicuranti e in un certo senso minimizzanti adoperate dagli stessi esponenti del governo che dette misure hanno varato. Il decreto approvato ieri alla Camera prevede l’isolamento delle zone rosse, il blocco delle gare nelle stesse zone, la sospensione delle gite scolastiche, dei musei gratis, degli esami per la patente, il lavoro telematico nelle zone rosse, più misure di prevenzione e «disinfestazione» straordinarie nelle Regioni non colpite. Difficile convincere che misure simili siano state prese senza una ragione grave. Impossibile senza ammettere che il problema è l’insufficienza delle strutture sanitarie.