Rinunciano, in apparenza, all’uscita di scena immediata del presidente siriano Bashar Assad e all’esclusione di Teheran dal tavolo del negoziato, allo stesso tempo le opposizioni siriane continuano ad avanzare molte altre condizioni per partecipare alla conferenza di Ginevra 2 sul futuro della Siria.
Chiedono il rilascio dei prigionieri politici, la fine dei combattimenti, il ritiro delle forze armate siriane dalle grandi città.
Richieste che difficilmente Damasco accetterà di esaudire, perchè finirebbero per avvantaggiare le milizie ribelli sul campo che combattono contro l’esercito governativo. Ginevra 2, prevista a fine novembre e saltata per il «no» delle opposizioni (e dell’Arabia saudita, principale esponente della coalizione “Amici della Siria” che finanzia e rifornisce di armi i ribelli), potrebbe ancora tenersi entro la fine dell’anno. La Coalizione Nazionale dell’opposizione – che esclude i movimenti jihadisti, militarmente più forti sul campo – intanto fa sapere che presto comunicherà una lista di potenziali ministri, sotto la guida del «premier ad interim», Ahmad Toumeh, «eletto» a settembre.
Nel frattempo ieri sera era salito a otto morti, il bilancio dell’attacco con colpi di mortaio e razzi compiuto dai ribelli che ha colpito il centro di Damasco. Cinque studenti sono stati uccisi da un proiettile che ha colpito la scuola cristiana di San Giovanni tra Bab Tuma e Qassaa. Altre tre persone sono state uccise da un razzo. Domenica un colpo di mortaio aveva ucciso un uomo e 4 suoi figli.
Pesanti accuse sono rivolte da Human Rights Watch al presidente Assad. In un rapporto di 25 pagine, Damasco viene condannata per aver colpito, in meno di un anno, più di cinquanta volte i civili, tra cui bambini, con bombe incendiarie, ordigni in grado di infliggere sul corpo umano ustioni difficilmente medicabili. «La Siria ha usato armi incendiarie per infliggere un danno terribile ai civili, tra cui bambini», ha affermato Bonnie Docherty, di Hrw.